Il disco d’esordio dei The Fauns (“The Fauns” uscito nel 2009) è stato un piccolo caso nel mondo digital ““ discografico. Autoprodotto e registrato con pochi mezzi, l’album si è fatto strada grazie al passaparola trasformando questo quintetto (Alison Garner voce, Lee Woods chitarra, Elliot Guise chitarra, Michael Savage basso, Tom Adams batteria) con una chiara passione per il dream pop e lo shoegaze in una delle band più interessanti della Bristol odierna.
Cinque anni dopo quell’inaspettato successo i The Fauns tornano con “Lights”, disco numero due e primo per la Invada Records di Geoff Barrow dei Portishead. Undici canzoni in cui dimostrano ancora una volta di aver subito l’influenza di gruppi come My Bloody Valentine, Slowdive e Mojave 3 (con Alison Garner nelle scomode vesti di Rachel Goswell e Lee Woods e Elliot Guise nei panni di Kevin Shields e Neil Halstead) ma di aver imparato la lezione abbastanza bene da lasciare il segno.
Si comincia con i toni ambient di “Point Zero”, replicati anche in “Rise”, omaggio a colonne sonore di film come “Moon” e “Solaris” molto amate da tutti i componenti della band, che infatti vorrebbero cimentarsi col cinema il più presto possibile. “Seven Hours” è puro shoegaze dall’aria malinconica, “In Flames” e “Ease Down” sono orecchiabili pezzi indie pop che sembrano usciti dritti dritti dagli anni novanta, mentre “Lights” è un romantico brano dream pop della miglior tradizione. “4 a.m.”e “With You” invece musicalmente ricordano l’atmosfera dark, minimale e un po’ notturna evocata dai The XX ma è solo un attimo, che però si sposa benissimo con le chitarre distorte e taglienti come lame dell’intensa “Nothing Ever”. Concludono in bellezza “Let’s Go” e “Give Me Your Love” dove Alison Garner dimostra di essere una cantante estremamente solida, capace di passare con disinvoltura da ritmi più sostenuti a dolci ballate che ricordano le raffinatezze dei Mojave 3.
“Lights” è il disco invernale per eccellenza, dal sound limpido, cristallino, con quel pizzico di noise che non guasta mai. Non innovativo, anzi l’ideale per retromaniaci in erba, ma ben fatto e di gran classe. Un album meno etereo e più compatto del predecessore, con cui i The Fauns dimostrano di poter e voler diventare una realtà con cui fare i conti nel mondo musicale inglese. I Pains Of Being Pure At Heart potrebbero aver trovato dei degni avversari “…