Rispetto al precedente “The Courage of the others” (2010) il nuovo disco della band texana Midlake, “Antiphon”, si discosta sia per il cambio di line-up sia per il sound decisamente più robusto e personale. Senza tuttavia rinunciare al loro tratto distintivo targato psych-folk, si distingue nell’immediato una discontinuità del corpus sonoro in favore di una discreta innovazione sul piano degli arrangiamenti e del ritmo più in linea con il debutto “The Trials of Van Occupanther” (2006).
Dieci brani dunque, in cui spiccano suoni pregevoli e toni soft-rock nello stile del chitarrista Eric Pulido (ormai frontman): è il caso di “Provider”, “The Old and Young”, “Ages”, suggestive e incalzanti psichedelie, mentre “It’s Going Down” e “Val”e sembrano resuscitare un primitivo indie molto leggero e modulato da cori, synth e violini che esplodono in un vortice intimo e coinvolgente.
L’insieme del disco nella visione di Pulido riporta l’orecchio nella vera e propria stagione psichedelica degli anni ’70 ““ di cui l’ulteriore conferma sta nella piccola gemma Aurora Gone ““ e allo stesso tempo rimarca le qualità rock essenziali del gruppo: è il caso di “The Weights”, “Corruption”.
L’uscita del cantante Tim Smith e delle sue cadenze in stile Radiohead non ha stravolto gli stilemi di riferimento per i Midlake, e in effetti riguardo “Antiphon” sarebbe più plausibile parlare di transizione, in attesa magari di un lavoro che provi ad amplificare tutte le qualità tecniche del loro sound. Ad ogni modo, in memoria quasi floydiana, “Provider Reprise” chiude la sequenza di un percorso molto curato e sentito che ha la possibilità di evolvere verso direzioni più incisive.