C’era curiosità  per il ritorno delle Dum Dum Girls. Curiosità  di scoprire che direzione musicale avrebbe intrapreso il gruppo capitanato da Dee Dee Penny dopo il successo di “Only In Dreams” e l’EP “End Of Daze”. Le dieci canzoni di “Too True” nascono durante il periodo di crisi personale e creativa vissuto da Dee Dee proprio durante il tour di “End Of Daze”. Registrato tra New York e la California, l’album è servito alla carismatica frontwoman per esorcizzare vecchi fantasmi e nuove paure, mettendosi a nudo come davanti allo specchio più impietoso: quello che riflette la faccia vergine delle otto di mattina, preda di mille insicurezze prima del trucco e dei lustrini.

Un disco tutto giocato su pezzi midtempo, senza il familiare susseguirsi di brani veloci à  la Ramones, chitarre distorte tipo Jesus & Mary Chain e derive dream pop tipico delle Dum Dum Girls, che non nasconde pesanti legami col passato e con gli anni ottanta in particolare. La lista dei numi tutelari e delle fonti d’ispirazione l’ha stilata Dee Dee stessa: Madonna, Cure, Stone Roses, il Paisley Underground, i Velvet Underground, Patti Smith, Siouxsie. A cui andrebbero aggiunti, in ordine sparso: Pat Benatar, Bananarama, The Pretenders, Chrissie Hynde e, last but not least, gli immancabili Blondie.

Sintetizzatori e suono più pulito del solito: queste sembrano essere le parole d’ordine di “Too True”, prodotto ancora una volta da Sune Rose Wagner dei The Raveonettes e Richard Gottehrer. L’influenza degli eighties più leggeri e musicalmente spensierati si sente soprattutto quando la penna di Dee Dee flirta con il pop super catchy,contagioso come una malattia infettiva di “Too True To Be Good”, “Evil Blooms”, “In The Wake Of You” e di una “Rimbaud Eyes” che fa venire in mente altri occhi, quelli cantati nella ben più riuscita “Bedroom Eyes”. “Cult Of Love” e “Little Minx” invece sono figliedei Cure e della Siouxsie più cupa e gotica, come il ritmato singolone”Lost Boys And Girls Club” che il suo sporco lavoro lo fa bene nonostante un video da pubblicità  dei Ray-Ban. Nutrito, più che in passato, il numero delle ballate e che Dee Dee ne sapesse scrivere di buone si era già  capito con brani come l’intensa “Take Care Of My Baby”. Le armonie di “Under These Hands” e “Are You Okay”, lamaestosa “Trouble Is My Name” col suo testo semplice ma efficacenon inventano nulla, certo. Però si ascoltano con piacere erappresentano forse l’unica evoluzione possibile di un sound che rischia sempre di restare troppo simile a se stesso.

“Too True” è l’album dove Dee Dee scopre una nuova vulnerabilità  e, nascondendosi ancora una volta dietro il moniker Dum Dum Girls (che sembra andarle sempre più stretto), esplora a fondo quell’anima dark che già  si intravedeva in pezzi come l’ottima “Coming Down”.Un disco anni ottanta fuori tempo massimo, retromaniaco nel cuore, nell’anima e orgoglioso di esserlo, a cui manca un po’ di carica, l’acuto, la canzone indimenticabile per convincere fino in fondo.