You’ve probably heard that one before. If it was never new and it never gets old, then it’s a folk song.
Si apre così l’ultimo film dei fratelli Coen, “Inside Llewyn Davis”, e capita a proposito per parlare di questo disco.
Perchè “Grass Punks” è un disco folk. E Tom Brosseau è un uomo sulla quarantina che suona la chitarra e racconta storie, come faceva Llewyn Davis più di 50 anni fa nel Greenwich Village, accanto a colleghi che hanno avuto più fortuna di lui come un certo Bob Dylan. E Brosseau come Davis non è molto conosciuto, nonostante sia al settimo album e abbia iniziato a suonare alle elementari quando la nonna appassionata di bluegrass lo ha introdotto alla chitarra.
Questa appena uscita è una raccolta che unisce storie quotidiane di solitudine, abbandono e delusione a ricordi dei bei tempi andati e previsioni di tremendi giorni a venire.
La tracklist passa da cheppalle hai il telefono sempre in mano (“Cradle Your Device”) a me ne sto sul tetto con le spalle al comignolo, da qui nessuno mi può sentire se chiamo (“Stuck On The Roof Again”), si ferma a ricordare il primo bacio e di quando Tami mi ha detto che ero l’unico ragazzo che le piaceva a scuola (“Tami”), osserva che oggi è una bella giornata, ma non trovo nessuno con cui parlare: sono partiti tutti (“Today Is A Bright New Day”), poi ci sono le pozioni magiche (“Love High John The Conqueror Root”), ma le cose non migliorano con non c’è proprio nessuno con cui parlare, non è una bella giornata e ci sono anche gli zombie (“Running From Zombies”).
Pausa per bere latte al malto (“Green Shampoo”). Brosseau sembra nonostante tutto passarsela bene. Non si dispera e non si crogiola nella solitudine. La voce e la chitarra sono sempre pacate e crystalline, a dispetto dei temi. Non c’è niente che le appesantisca: in studio vengono aggiunte solo un’altra chitarra di accompagnamento, qualche accento con una doppia voce e a volte quello che sembra essere un distantissimo violoncello. Ma alla fine rimangono quello che sono, come una gemma grezza, perfetta anche senza lavorazione.
La raccolta finisce con ad un certo punto volevo andarmene da questa città ma sapevo che non l’avrei mai fatto, ti ho aspettata al laghetto e mi son pure scottato (“Gregory Page Of San Diego”), mi piace suonare la chitarra (“I Love To Play Guitar”), e poi all’improvviso sei arrivata tu (“We Were Meant To Be Together”).
E il risultato funziona. Tom Brosseau a quattro anni di distanza dall’ultimo album continua a fare il cantastorie e si sente che conosce il mestiere.
Perchè la chitarra e la voce camminano insieme per le strade soleggiate ma deserte della California, e ci raccontano le loro storie e ci fanno venire voglia di raccontarle in giro, o solo fischiettarle magari, ma in un modo o nell’altro si attaccano a noi e noi ci attacchiamo a loro.
Anche se ci sembra di averle già sentite non ce ne stanchiamo mai. Senza sapere il perchè, così come ci piace ascoltare la stessa vecchia fiaba esattamente come la conosciamo.
E scusate se il finale è prevedibile ma: That’s all. Folk.
2. Stuck On The Roof
3. Tami
4. Today Is A Bright New Day
5. Love High John The Conqueror Root
6. Running From Zombies
7. Green Shampoo
8. Gregory Page Of San Diego
9. I Love To Play Guitar
10. We Were Meant To Be Together