[Mi scuso in anticipo per lo stile da blog o da diario e per la prolissità , ma molte (forse troppe) cose andavano dette, e non ho potuto fare a meno di inserire un po’ di contesto.]

Qui in America si è da poco concluso lo Spring Break. Per me niente sexy lavaggi d’auto (anche perchè qui l’auto non ce l’ho ancora – quanto mi manca guidare non potete immaginarlo), ma una simpatica gita di quattro giorni a Los Angeles con la ciliegina sulla torta della premiere teatrale mondiale di “Mistaken For Strangers”, documentario sui National (non è vero, spiego dopo, ma per ora chiamiamolo così) con concerto degli stessi subito dopo.

Ebbene, non sapendo come impostare ‘sta pagina, procedo così.
Cose che ho imparato in quel di LA durante il mirabolante Spring Break 2014:

1) Hollywood Boulevard è un casino;
2) vorrei chiedere la residenza presso Amoeba Records, Sunset Boulevard, Los Angeles (no non è vero, vedasi il punto 7);
3) la musica del National acquista sembianze diverse quando sei coniugato;
4) i coniugi Berninger devono essere artisticamente fieri dei propri pargoli;
5) terza volta in 9 mesi che vedo i National dal vivo e terzo colpo al cuore – presumo sarà  sempre così e spero sarà  sempre così (il che presuppone che li vedrò di nuovo. E infatti (*)…);
6) se non dormi per 24 ore fai sogni lucidi in taxi dall’aeroporto di Omaha alla Nebraska Wesleyan University di Lincoln;
7) non ho mai apprezzato tanto il silenzio del Nebraska.

1) Tu prenoti un ostello in Hollywood Boulevard e dici Beh ok, è un ostello, ma è su Hollywood Boulevard. Voglio dire, Hollywood Boulevard, dove c’è la Walk of Fame. Pensi alle parole Hollywood e boulevard e la tua amigdala ti scatena davanti agli occhi eleganza e, perchè no, sfarzo. Perlomeno pulizia. Ti scatena davanti agli occhi anche un bel sticazzi, basta che vedo i National, dove dormo dormo, non ha importanza. E invece no, un minimo di importanza ce l’ha. Entri nello stabile (e chiamarlo stabile…) accolto da un’ inebriante fragranza di vomito, tizi ubriachi che ascoltano qualcosa dinanzi al quale è lecito prendere in prestito i versi di Win Butler in Rococo (Oh my dear God what is that horrible song they’re playing?), graffiti di un kitsch ottundente. Molto bene, vediamo le camere. Eh no, mica son pronte. Poi sono pronte, ed è come se non lo fossero. Niente asciugamani (risultato: post-doccia ad asciugarmi all’aria), wi-fi non funzionante, ovviamente niente bagno in camera. Ed ecco la genialata: bagno AL PIANO DI SOTTO. Molto bene, usciamo dai, siamo su Hollywood Boulevard. Ballerini improvvisati, mimi, batteristi impertinenti, tizi vestiti da eroi e supereroi tra i quali vorrei menzionare un Zorro nero e grasso (praticamente un Sergente Garcia vestito da Zorro). Probabilmente prostitute. Rumore incessante. Anche cose normali eh, ma nulla che non si possa trovare in una qualsiasi città  in un qualsiasi Paese benestante. Ma non voglio fare il bastardo ingrato.

2) A salvare l’annichilente situazione “quartiere” ci pensa il più clamoroso negozio di dischi che abbia avuto la fortuna di visitare, tale Amoeba Records in Sunset Bouleverd, 10 minuti a piedi dall’ostello. E’ lì che passerò gran parte dei successivi due giorni, senza – ahimè – comprare niente. Giusto per dare un’idea, questi hanno la special edition dell’esordio degli Yuck, il primo ep dei Tv On The Radio, i primi dischi di Kurt Vile (in vinile eh, roba che potresti – potresti – trovare su Amazon), oltre ovviamente a tutti le nuove uscite. Un paradiso in terra per tutti coloro che ci leggono e comprano dischi, insomma. Se vi trovate da quelle parti, andateci.

3) Quando sei fidanzato, cogli diversi aspetti delle liriche di Matt Berninger che probabilmente ti sfuggirebbero altrimenti. Le ansie, le paure, le tensioni, le paranoie, le mancanze e i momenti di pace e grazia descritti nei pezzi dei National hanno tutto un altro sapore quando li vivi. Un esempio su tutti: “I Need My Girl”. La finestra della camera deve essere aperta altrimenti non si respira, i giocolieri, i supereroi e i ballerini fanno caciara di sotto, tu provi a chiamarla ma ci sono due ore di fuso orario tra California e Nebraska e lei dorme. I tried to call you from the party, it’s full of punks and cannonballers.

4) Ok, Matt lo amiamo tutti. E Tom? Tom Berninger, nove anni più giovane di Matt (quindi 34enne) è sempre stato un po’ la pecora nera. All’inizio del film si vede che vive ancora con mamma e papà , Matt lo definisce come un metalhead che forse non potrà  mai apprezzare la sua musica. Non sa ancora che fare nella vita. Allora il fratellone lo invita a prendere parte alla mastodontica tournèe di “High Violet”, come rodie. Tom si arma di cinepresa (sua vecchia passione – esilarante la scena in cui mostra a uno dei due Dessner – perdonatemi ma non ricordo chi tra Aaron e Bryce – una sua precedente creazione) e parte.
Non voglio spoilerare, mi limiterò a dire che non è il rodie perfetto. La sua principale preoccupazione è catturare momenti curiosi, e investigare un po’ su suo fratello (sapete tutti che per lungo tempo si sono persi di vista e che “I Should Live In Salt” è dedicata proprio a Tom). Quello che ne risulta è uno spassoso e commovente quadro fratello maggiore-fratello minore, ed ecco perchè è improprio parlare di documentario sui National. E’ piuttosto la storia di Tom Berninger che filma se stesso (e anche i National, questo sì) alle prese con Matt, tentando di conoscere il fratello più a fondo. In questo senso, dal punto di vista formale, Mistaken For Strangers assume le sembianze di un documentario su come realizzare un documentario. Il tutto condito da scene ai limiti del comico, roba del tutto naturale e spontanea, che non sarebbe stata possibile neanche a pianificarla a tavolino. Su tutte, la scena in cui Matt sbrocca per aver trovato latte e cereali nel bagno una notte. Cosa cazzo facevi, mangiavi latte e cereali in bagno al buio?

[Rating: 4/5]

5) Tra la proiezione del film e il concerto è prevista una pausa. Le file per i bagni (soprattutto quella delle donzelle) non sono misurabili (anche perchè qua usano inches, miles e yards e io non ci capisco più niente). Ad ogni modo ce la faccio, ma la gola è secca e vorrò mai perdermi un concerto dei National sorseggiando del vino? No, ma sarò costretto a farlo dal momento che non ho ancora raggiunto il bancone quando riconosco l’intro di “Don’t Swallow The Cap”. Corsa forsennata.
E che stiamo ancora a parlare dei National dal vivo? Si, dai, un po’ val la pena parlarne. Concerto ENORME, forse il migliore dei tre che ho visto finora (tra l’altro Shrine Auditorium acustica impeccabile). Qualche highlight:
– i miei occhi lucidi durante “Hard to Find”;
– le chitarre nervose di “Afraid of Everyone”;
– il genio alle pelli di Bryan Davendorf;
– lo screamo collettivo in coda a “Squalor Victoria” (SQUALOR VICTORIAAA!);
– “I NEED MY GIRL”;
Matt vecchio cazzone che sbaglia l’attacco di “All the Wine”;
Matt vecchio cazzone che ci riprova e sbaglia di nuovo l’attacco di “All the Wine”;
Matt vecchio cazzone e i National tutti che decidono di passare alla canzone successiva, “Abel”;
Matt vecchio cazzone che sbaglia la prima strofa di “Abel”;
Matt vecchio cazzone che canta la prima parte di “Pink Rabbits” come farebbe lo Zorro grasso di cui sopra ubriaco;
– l’inebriante malinconia di “Pink Rabbits” strumentale;
Matt che diventa isterico alla fine di “Graceless”;
– “HUMILIATION” (forse il top della serata. E a mio modesto avviso, insieme a “Sorrow”, la canzone meglio congegnata e costruita della discografia dei National);
– “Mr. November” e “Terrible Love” vabbè che ve lo dico a fare;
– urlare I’ll explain everything to the geeks con tutta la vita che hai in corpo, al punto da tossire.

(*) Ci vediamo al Primavera e forse a Luglio in Italia, vecchi miei.

6) Sì, segnatamente roba tipo cercare dischi in negozi che cessano di esistere da un momento all’altro, correre nei prati ed essere accecati dal sole, ricordi di bambino, sognare di sognare (Inception mi fai un baffo).
I wanna hurry home to you, put on a slow dumb show for you/ And crack you up

7) Arrivederci casino, bentornata quiete. Metto su il vinile di “Trouble Will Find Me”. Anche lei è di nuovo nel dormitorio. Now we’ll leave the silver city ‘cause all the silver girls gave us black dreams / Leave the silver city to all the silver girls / Everything means everything.

  • Qualche foto della serata

Setlist:
DON’T SWALLOW THE CAP
I SHOULD LIVE IN SALT
MISTAKEN FOR STRANGERS
BLOODBUZZ OHIO
SEA OF LOVE
HARD TO FIND
AFRAID OF EVERYONE
SQUALOR VICTORIA
I NEED MY GIRL
THIS IS THE LAST TIME
ALL THE WINE (abbandonata dopo due tentativi)
ABEL
SLOW SHOW
PINK RABBITS
ENGLAND
GRACELESS
FAKE EMPIRE

Encore:
HUMILIATION
MR. NOVEMBER
TERRIBLE LOVE
VANDERLYLE CRYBABY GEEKS