Matt Waldon
Learn To Love

Non c’è dubbio, quella del padovano Matt Waldon è una vera calligrafia di meraviglioso folk americano, dal punto di vista tecnico e soprattutto per quando riguarda la sensibilità  o, se preferite, il feeling che trasmette dentro e fuori l’ascolto. “Learn To Love” è il nuovo disco dell’artista nonchè piena capacità  looner (propria appunto degli interpreti di quell’America di provincia) di trovare la chiave giusta, i colori perfetti per affrontare e perfino nobilitare anche la canzone più semplice e dritta al cuore. Otto tracce + due bonus track per un disco che fa viaggiare all’infinito, una pregevole via di mezzo tra cantautorato e polveri yankee, saguari e sogni di cose lontane, vicine o irraggiungibili che si fanno poetica stellata che strega e fa battere le tempie.

Può anche essere uno di quei dischi che fai a fatica a finire per paura che si consumi in fretta e furia e che poi non ce ne sia per più tardi o magari da nascondere per paura che fantasmi del passato possano fregartene un qualche grammo, fatto sta che tutta la list è un respiro di sollievo, Hiatt (la titletrack), “You can run as far” accenni Dylaniani, Gram Parson “Devils on the freeway” e tutta la magia di panorami e sterrati che conducono alla libertà  intesa come moto slegato di testa e corpo, ed in questo il nostro heroes è un/il punto fermo dei nostri sogni a stelle e strisce, delle nostre utopie concrete; estetica sonora di quelle di lusso e anima schietta che suona e canta con l’artigianato degli hobos trasportati nel secondo millennio, e quando passa “Sweetness”, splendida rappresentanza emozionale di un mondo sonoro che vorremmo sempre e comunque a portata di mano nelle nostre tasche di vita, il cuore ti si gonfia esplodendo tra una lacrima e un miraggio dai contorni liquidi.

Matt Waldon, oltre la bellezza.

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