Se sei un musicista e fai un album capace di prendereun sacco distelline/pallini/voti di ogni forma possibile, il problema per te, la parte difficile, sarà quello che verrà dopo.Perchè neanche il successo è tutto rose e fiori. E non dev’essere semplice ritrovarsi di botto sotto un fascio di luce bianca benedetta; fra plausi e strizzatine d’occhio; con gente di alto e indiscusso livello (nel caso della Holland: Tom Waits e Nick Cave) che fa complimenti ed esprime vicinanza. Ovvero. Può essere fantastico, esaltante, incredibile magari; finchè ci sei dentro.Ma come già sai, le cose cambiano in fretta. Passano. La sbronza si esaurisce e arriva la mattina seguente, col suo carico di realtà a cui far fronte (non a caso odiare la proprio hit single è diventato quasi un clichè per i musicisti).
Per Jolie Holland quell’album è uscito nel 2004 sotto il nome di “Escondida” e, volente o nolente, è diventato il metro dimisura per tutta la sua produzione artistica; produzione che, come avete intuito, non ha esattamente mantenuto fede alle promesse.
A distanza di dieci anni esce”Wine Dark Sea”, quinto lavoro dell’autrice texana. I suoi stilemi sonoancora tutti lì. Il folk, il blues, il senso per il cantato old-time jazz, sognante e fumoso (“Palm winedrunkard”) così come quello per lostomp ““ benchè qui messo in secondo piano. A calcare la mano sulle atmosfere dilatate, si aggiungono stavolta distorsioni e suoni elettrici (“On and on” in apertura, e”Dark days” poco dopo) i quali tuttavia non spostano di molto la Holland: il suo repertorio ed il suo tracciato restano gli stessi. Chiari e definiti.I risultatiperò cambiano.Come ben sappiamo il tutto è diverso dalla somma delle parti, e così, gli stessi elementi che produssero a suo tempo”Escondida”, qui danno vita ad un albumche verrebbe da definire “di genere”;debole soprattutto nella sua dimensione autoriale, scevro di un fil rouge capace di compattarlo e personalizzarlo. Persino la vocedella Holland – forse proprio come conseguenza a tali carenze”“non sembra in questo caso trovare giustizia, in quanto o troppo immersa in gorgheggi, o troppoappiattita inmodulazioni melliflue.Riesce a trovare una sua espressione in pezzi come “I thoughitwas the moon”, ma perde spessore e intensità in episodi come”All the love”, passando dall’incantevole al quasi irritante.
Il clima generaledel disco potrebbe essere definito gradevole,lì dove il termine “gradevole”finisce col suonare abbastanza lontano da un complimento, e piuttosto simile invece aperifrasi come “male minore” /”non brutto” / “salvabile con certa riserva”; (e se fossi un musicista e mi sentissi definire “gradevole” penso diventerei paonazzo in dieci secondi, mi indignerei e mi dedicherei subito a scagliare roba in giro e contro il muro). Troppe le ripetizioni e le soluzioni scontate, troppo poche le idee ed i pezzi riusciti. Soprattutto avendo ben in mente quello di cui una Jolie Holland può essere capace.
2. First sign of spring
3. Dark days
4. Route 30
5. I thoughtitwas the moon
6. The love yousave
7. All the love
8. Saint Dymphna
9. Palm winedrunkard
10. Out on the wine dark sea
11. Waiting for the sun