Eccoli di nuovo, i Delta Spirit. Meno allegri del solito, con un pizzico di rabbia e qualche nevrosi in più. Una piccola novità nella carriera della band di Matthew Vazquez: ragazzi cresciuti a pane e surf abituati a cimentarsi con il folk sbarazzino (“Ode To Sunshine” e “History From Below”) o a flirtare impunemente con synth e anni ottanta (passione esplorata in “Delta Spirit”, a cui non rinunciano). L’ennesima evoluzione per un gruppo che non si è mai accontentato di quanto fatto in passato, provando sempre a migliorarsi. E “Into The Wide” in effetti è un bel passo avanti, frutto di una maturità musical compositiva tutta nuova.
Più convincente del precedente “Delta Spirit”, gioca con le mille sfumature del cuore e dei sentimenti raccontando la sofferenza, la paura, il sollievo che si provano quando una storia che si trascina stancamente da troppo tempo finisce e c’è bisogno di andare avanti in un modo o nell’altro. “From now on I’m gonna be a friend” canta Vazquez in “From Now On”, perfetta canzone da radio FM. Perchè a volte è meglio restare soli che continuare a sopportare bugie e tradimenti.
Prima di “From Now On” c’è la delicata “Push It”, che stranamente apre “Into The Wide” a passo lento, per poi lasciare spazio all’energica batteria di “Live On”, perfetta dimostrazione di come i Delta Spirit abbiano ritrovato quella compattezza che in “Delta Spirit” sembravano aver un po’ smarrito. Evidentemente la scelta di serrare i ranghi e registrare questo nuovo album in uno studio microscopico, tutti nella stessa stanza dopo molto tempo, è stata quella giusta.
I tempi di “Ode To Sunshine” sono ormai un ricordo ma “Into The Wide” non li fa rimpiangere troppo. Probabilmente i Delta Spirit non faranno mai un’altra “Trashcan” ma perchè dovrebbero? Il passato è passato. Vazquez e soci lo sanno bene e confezionano un album di buon indie rock dalle chiare pretese radiofoniche (come dimostrano “Patriarch” e “Hold My End Up” che in radio non ci vanno solo per “colpa” del minutaggio) ma in grado di accontentare anche gli ascoltatori più esigenti (che possono tranquillamente dedicarsi alla ballatona “War Machine” e a “The Wreck”). Stavolta le tre stelle e mezzo sono piene e meritate.
- Website
2. From Now On
3. Live On
4. Take Shelter
5. Hold My End Up
6. Into The Wide
7. Language of the Dead
8. For My Enemy
9. Patriarch
10. Interlude
11. War Machine
12. The Wreck