Dopo tre lunghi anni di attesa SBTRKT torna sulla scena con un album che fa discutere.
”Wonder where we land” si presenta difatti come un denso progetto di ventuno brani i quali però, rispondendo alla domanda insita nel titolo, difficilmente atterrano sul pianeta Terra.
Quello che traspare nell’immediato denota la mancanza di coesione tra i vari brani: è chiaro che il lavoro di Aaron James è notevole sotto numerevoli aspetti, ma il fattore quantità ha superato di gran lunga l’organizzazione dell’intero disco. Per quanto concerne i pezzi positivi: ”Higher” colpisce per la capacità di adattamento riguardo le liriche e la metrica hip-hop espressa dal giovane Raury, mentre ”Temporary View” rappresenta un piccolo capolavoro feat. Sampha con un sound R&B che strizza l’occhio alle composizioni di James Blake. ”Lantern” invece è una costruzione techno di pregevole fattura. Sempre nell’ambito Young Turks, Sampha interviene altre volte a impreziosire le tracks con le sue creazioni dinamiche: è il caso di ”If It Happens” e ”Gon Stay” in un’atmosfera afrobeat con una vena soul. A volte la techno incontro il funky, come ”New Dorp.New York” con la Koening, oppure i beat possono diventare pura ipnosi con ”The Light” e la partecipazione di Denai Moore. Altro passo importante si ripete nella fusione tra electro e rap, dopo Raury, è il momento di Asap Ferg all’interno di un beat che ricorda lo stile Flying Lotus e quello di Boogie in ”Spaced out”.
Passi falsi ve ne sono e ripetuti: il più clamoroso riguarda la collaborazione con Koreless (icona post-dubstep), dove il pezzo si appiattisce in un’attesa senza evoluzione. Anche i featurings con Warpaint e Caroline Polachek (Chairlift) risultano offuscati dalla sensazione che non si abbia attentamente sfruttato le potenzialità sonore di questi due artisti. Il resto è un mix eterogeneo che SBTRKT non riesce a governare: tracks strumentali, talune brevi e inconcludenti, oppure tracce che troverebbero spazi appropriati in altri contesti come ”Maybe”. L’afrobeat più tenace non manca, ma non è più l’elemento portante in quanto affiancato anche da venature R&B e soul con ampi spazi verso sci-fi e chill.
In conclusione ”Wonder where we land” appartiene ad un complesso tecnico molto curato e selezionato: infatti a colpire negativamente è l’eccessiva quantità di brani mal collegati tra loro, poichè lodevole è sicuramente l’approccio multiforme che SBTRKT è riuscito a creare in questi anni. Un disco da ascoltare.