Gennaio, tempo di comete fuori tempo massimo, alberi di Natale ormai riposti in soffitta, portafogli vuoti. Puntuali come un orologio tornano i The Lone Bellow con un nuovo disco, il secondo, prodotto da un certo signore di nome Aaron Dessner dei The National (che ha scritto anche le parti per fiati e archi) e questa è già una garanzia di gran qualità .
“Then Came The Morning” è come un film che comincia dai titoli di coda. Poi è arrivato il mattino certo, ma prima sono successe un sacco di cose. Zach Williams, Kanene Pipkin e Brian Elmquist ci tengono a raccontarle tutte, ma proprio tutte. Storie finite male (la grintosa “If You Don’t Love Me”, la ritmata “Take My Love” oltre alla title track), romanticismo e cuori spezzati, dolcezze senza tempo (“Call To War”) polaroid di piccola America (“Diners”, “Fake Roses”, “Marietta”) e grandi speranze, minuscole vittorie e grandi sconfitte. Tutto pervaso dall’energia, dalle perfette armonie e da quel sacro furore quasi religioso che pare ricoprire ogni nota di questi tre ragazzi, che sono in grado come pochi altri di omaggiare il passato senza voler essere per forza nostalgici, ma sempre con un filo di deliziosa malinconia.
Atmosfere à la Van Morrison, folk, blues, country, un pizzico di gospel (da sentire “Heaven Don’t Call Me Home” col suo trascinante call and response) e quella strana miscela di sapori e influenze musicali che chiamano Americana. C’è tutto questo e anche altro in “Then Came The Morning” e nelle sue tredici canzoni già abbondantemente oliate e sperimentate live. Staccate il foglio dal calendario, mandate indietro l’orologio. Natale quest’anno arriva il 27 gennaio e “Then Came The Morning” è il regalo perfetto.