Se la mettiamo sul piano della novità c’è poco da dire, ma se la vogliamo evidenziare sulla perpetrazione di un genere che comunque – qualsivoglia la si intenda ““ riesce sempre a risvegliare il “Thor” che vivacchia dentro di ognuno di noi, queste canaglie rockers fanno all’uopo. Da Glasgow il trio infiammabile degli Holy Mountain con “Ancient Astronauts”, una sferragliante combine di hard-rock psichedelico di matrice Seventies che – spalmata sulla lunghezza di otto tracce – scombussola a dovere senza lasciare spazio per ripensamenti o tanto meno bonus per ritagli di tranquillità .
Gli scozzesi suonano duro, intervallano rifferama convulsi con strategici out border doom- stoner, un wall of sound che riprende sia dai Sabbath “la titletrack”, “Gift giver”, “100 years a day” che da certi calorici Motorpsycho “Lv-42666” (titolo preso in prestito dal nome dell’asteroide sul quale plana l’astronave di Alien), senza disdegnare passaggi caotici alla Karma to Burn “Tokio”, “Hollow Hill” un insieme iper amplificato che deborda da coni e woofer come un vomito copioso di santità elettriche indemoniate. Dicevano anche pulsazioni psichedeliche che illuminano maestosamente l’ascolto e che nei pirici capogiri di “Luftwizard” “Star kings” tracciano le linee insostituibile per un disco “di quelli che quasi non se ne fanno più” che fa innamorare e ritornare giovani canaglie come un tempo.
Non c’è nulla da aggiungere, ancora oggi una chitarra, un basso e una batteria possono fare cose che una intera orchestra se le sogna. Holy Mountain e vai di brutto!