Probabilmente se non siete avvezzi all’ambient, ai droni ed alle composizione che miscelano i due ingredienti appena citati al noise, non avrete la più pallida idea di chi sia Jefre Cantu-Ledesma. Per avvicinare l’artista al lettore si può partire da Liz Harris in arte Grouper, il texano infatti è un suo collaboratore in uno dei progetti paralleli – i Raum – che occupano le loro vite. L’etichetta Root Strata, molto influente nel genere che fonde varie sperimentazioni ambientali, è un altro parto importante di Jefre. “A Year With 13 Moons” è il titolo del suo ultimo LP, chiaro riferimento al regista tedesco Rainer Werner Fassbinder. La congiuntura astronomica particolare provocherebbe squilibri esistenziali nelle persone più sensibili, i riferimenti al suicidio sono costantemente presenti nel film. Gli ultimi cinque giorni di vita di un transessuale riempiono la drammatica pellicola. Ledesma recentemente ha raccontato il processo che ha portato alla composizione del disco.
I would start each session with a simple rhythm, or sound or a guitar riff & see where that led ““ it was cathartic, freeing and ultimately really transformed my approach to music making. In the end I was left with literally hours & hours of recordings.
Le chitarre elettriche, fuse a sintetizzatori di vario genere e suoni registrati, convivono attorno a drum machine spesso sommesse, situandosi in una terra di mezzo: tra Fennesz, Yellow Swans e Stars of the Lid. La materia diventa più o meno incandescente quando si lega ad un rumore bianco con venature decisamente tra lo shoegaze e l’harsh. Differentemente il candore placido non toglie mai di mezzo la densità musicale, diluita in bozzetti sempre più rapidi dopo l’apertura di quasi nove minuti. “The Last Time I Saw Your Face” è una sorta di sunto capace di dare una linea alle altre tracce, le sonorità sopra descritte trovano il giusto equilibrio tra le sferragliate melodiche che arano un cimitero su cui spira un fortissimo vento gelido. La successiva “Love After Love” è un silenzio sempre più screziato, le increspature lasciano intravedere una melodia in loop scandita da un battito stanco. Feedback, dissonanza e cavi della luce infuocati per un voltaggio troppo alto da una parte; pioggia battente, decadenza bucolica ed abbandono dall’altra.
“conveying memory in music without being sentimental ““ somehow translating the fog of images, people and places that (he’d) experienced in the last two years into a body of work that could still be ambiguous & leave space for the listener to enter.”
Jefre Cantu-Ledesma compie la missione, prova superata a pieni voti.