L’amore a volte nasce dalla curiosità  e nel caso di quello per Kelela è andata più o meno come segue. Partendo dal cognome Mizanekristos è possibile fare un viaggio a ritroso nel tempo che conduce direttamente a Washington, D.C.
Nel 1983 nasce una ragazzina etiope ed americana che per almeno venticinque anni ha avuto serie difficoltà  di adattamento musicale, ricercando uno spazio in cui far confluire il proprio talento. La svolta è arrivata sul finire del 2010 con il trasferimento a Los Angeles, dove la Fade To Mind ha messo gli occhi su di lei. Produttori che, con i gemelli londinesi della Night Slugs, stanno creando un’avanguardia pop della dance music grazie ad un mix difficilmente etichettabile di influenze. L’estetica plastificata, digitalizzata e futurista si plasma a seconda dell’ascoltatore; le canzoni della trentunenne sono familiari, ma si muovono come in una giungla artificiale troppo rigogliosa per non nascondere qualcosa. L’alta definizione e la passione sotterranea si fondono, le collaborazioni con Bok Bok, Nguzunguzu, Evian Christ, Hudson Mohawke, testimoniano l’attenzione sempre più crescente.
Ma per innamorarsi totalmente è necessario immergersi in un background di esperienze divergenti, si torna sempre al cognome. Mizanekristos Yohannes, il padre, è un’economista dello sviluppo che fa da spola tra Washington e Addis Abeba e gli ascolti della figlia si sono orientati alle cassette di Miriam Makeba, Harry Belafonte, Sarah Vaughan ecc.ecc.
E poi le regine della sua adolescenza, tra Janet Jackson, TLC e Mariah Carey in una rincorsa di quei suoni piena di ostacoli.
“I was in this really dark place of not being able to express myself, but all that resistance informed how I approach the music I’m making now”.
Anche perchè il tempo passa e tra un coro scolastico e la passione non incanalata nell’R&B si rischia di finire fuori giri. L’industria discografica è sempre più alla ricerca della prodigiousness e a trent’anni si dovrebbe già  essere stelle affermate, in un gruppo sociale che ancora viene discriminato. Non è magari il caso di Kelela, ma essere un talento precoce spesso è l’unico biglietto per il successo e per far scorrere le porte girevoli nella giusta direzione senza rischiare di venire ammazzato per strada.
Nella sua vita c’è anche un percorso di studio quasi completato su relazioni internazionali, con un focus sull’integrazione di modelli occidentali e non occidentali per lo sviluppo in Africa.
Come se non bastasse ha ricevuto l’endorsement artistico di Beyoncè, il cerchio dell’amore si stringe malgrado i dreadlocks.

Tornando all’attualità  la versione deluxe di “Cut 4 Me” è una ricchissima proposta che espone in bella mostra l’attitudine Fade To Mind, coniugata alla maniera di Kelela. Produzioni lussuriose, remix tra il torbido e lo stellare, sogni ad occhi aperti di club sotterranei dove si balla e ci può coricare in pace.
E allora alla fine c’è “Go All Night (Massacooramaan Remix)”, degna chiusura di una possibile serata a tema. Rallentamento, synth epurato e filtrato per lasciare spazio alla voce che si dipana tra sibili e note basse. Lo stesso pezzo, ma con remix di Neana, trasfigura la scena in una quasi d’n’b altalenante e pulsante che prende forma tra ruvidità  e drum machine.
“Cherry Coffee” ““ l’originale è una litania con pianoforte finale da 6 a.m e produzione di Jam City ““ trova un ispiratissimo MikeQ’s a garantire una rivisitazione danzereccia grazie al suo solito marchio, un synth caldo subito riconoscibile. “Send Me Out” ““ un classico di Kelela che fa da anello di congiunzione tra le diverse tendenze ““ viene affidato alle cure di Nguzunguzu e Girl Unit, le differenze tra Los Angeles e Londra messe in musica come da manuale.
“A Lie” ““ voce, uccellini campionati, ticchettio lontano ““ che fa quasi piangere tanto è bella e profonda. Le storie d’amore dove siamo tutti principianti come dice Raymond Carver.
“Enemy” tra incedere marziale e balzelli perfettamente sincronizzati, ritmi altissimi e dancefloor infuocato perchè l’amore è anche sesso e carica sessuale che occlude buona parte di razionalità .
Il disco si apre con “Guns & Synths” e si può concludere anche dall’inizio una visita guidata nei territori dance che attualmente danno più gusto dal vivo. Il ponte tracciato tra America e Inghilterra fornisce i suoi frutti ed è meglio di qualsiasi trattato di libero scambio, fortunatamente lo Stato non riesce ancora a mettere il becco sulla musica.

è passato poco più di un anno dalla morte di DJ Rashad, qui già  si sognava immaginando qualche collaborazione futura con la Mizanekristos. Sogni infranti a parte gli occhi rimangono a cuore. Non come quelli delle “Milifandom”, le ragazzine che ripetono su Twitter quanto il leader del Labour sia sexy e cool. Tra una ragazza carica di hype e vampiri ed una Grimes qualsiasi ““ massima esponente delle famose senza talento – Kelela rimane l’unico appiglio.
Se proprio non volete portarmi a sentire Beyoncè mi accontento di tornare a ballare sui pezzi di “Cut 4 Me”.