La bellezza. La bellezza dell’emozione, la bellezza del vivere un’emozione, viva, estemporanea a tratti ma intensa, forte. La ricerca non dell’estetica del bello, ma la ricerca interiore del bello. Esplorare posti che ogni giorno ci vengono a cercare mentre ascoltiamo e soprattutto mentre facciamo musica. Trovare, ritrovarsi, sentire in sè e negli altri la forza dell’espressione. E’ qui che approda “Mediterraneo”, quarto album del partenopeo Bruno Bavota che traccia ma soprattutto coglie il bello che parte dalla sua incredibile Napoli per arrivare nell’Europa e oltre l’Europa, in Oriente. “Mediterraneo”, degno erede (e non era facile) di un disco notevole come lo era stato il suo predecessore “The Secret of The Sea”, continua un percorso artistico che avevamo accolto a pieni voti per la crescita stilistica e per il sound di Bavota. Il pianoforte strumento maestro che passeggia nel parco con chitarre acustiche, archi e tappeti sonori simili al vento che sibila il mare, i nostri pensieri, le nostre speranze. La ridondanza, la ripetizione del tema è la sostanza che regge la scaletta composta da 11 brani. Ma un aspetto timido, piccolo ma di un’efficacia presente è la melodia che quasi sempre ravviva quasi tutti i brani in scaletta. Magistrali i momenti “Alba” e  “The Night”, che scorrono una dopo l’altra.

“Mediterraneo” come il disco precedente ancora una volta accoglie il mare, fissa dimora e fissazione vera per chi vive di mare in una città  come Napoli che del mare respira la vita ogni giorno. Ma “Mediterraneo” è anche l’abisso o meglio ancora la grandezza, una cavità  marina che contiene uno zibaldone di sentimenti, il tormento e il raccoglimento come in “A Quiet Place”.

L’essenza del disco, che racchiude il leitmotiv di “Mediterraneo” si manifesta nel momento in cui parte il brano “Who Loves, lives”. Il concepimento musicale di getto, istintivo, sincero, puro. Poche note, qualche ricordo lontano perso, la memoria che si mescola con il presente, il brivido e all’improvviso senti un fremito ed è una fiume in piena quello che esce fuori. Da questo mix parte la melodia senza fine, senza tempo. Il pezzo potrebbe durare in eterno senza mai annoiare, il tempo si dilata alla Bergsoniana maniera, è qui che senti il Frahm  che stupisce in giro per l’Europa.

Questa è poesia allo stato puro.

In conclusione:”Mediterraneo” è stata registrato in un unico giorno ed è stata suonato interamente al buio.Un’ esperienza sensoriale che il giovane artista ha riproposto nella fantastica e incredibile tournee in Giappone e che riproporrà  nei prossimi live.

…Who loves, lives…