Was a distant voice made me make a choice that I had to get the fuck out of this town.
I got a lot of things to do, a lot of places to go, I`ve got a lot of good things coming my way and I’m afraid to say that you`re not one of them.
(Pavement ““ “Box Elder”)
Amore, amicizia, tradimenti, fughe: c’è Alice Munro nelle canzoni dei Barbados, c’è una raccolta che si chiama “In fuga” a dare il titolo alla prima cassettina della More Letters.
C’è che due cose sono i motivi per cui scrivere una canzone: andarsene o restare; le Sleater-Kinney cantano di come tra un’ora (“One more hour”) lasceranno questa stanza, Manny Slade dice che è strano come sembrino più belle le persone mentre se ne vanno via, i Barbados dicono che però troveranno un posto dove stare, che ci porteranno lungo il fiume per vedere l’acqua che scorre. I Pavement là sopra hanno capito che qua non c’è più posto per loro e forse è proprio il tuo sorriso a averglielo reso chiaro: le persone se ne vanno, le persone si perdono e da questo posto ce ne dobbiamo andare entrambi.
Quindi, prendete le vostre cose, gli occhiali da sole per il sintomatico mistero, prendete un libro, ma soprattutto ricordatevi di mettere queste canzoni in macchina, perchè nessuna fuga è tale senza una colonna sonora adatta su cui montare la vostra coreografia dell’abbandono. Magari non ve ne andrete più lontani del tramonto, magari prenderete la macchina solo per ascoltarle, perchè c’è un determinato settore musicale che non potete ascoltare in camera, nè mentre camminate: no, vi servono i finestrini abbassati, vi servono i distributori lungo la strada e quei bar dove non si ferma mai nessuno, quegli hotel che vi siete chiesti sempre da chi siano frequentati, per le Runaway Stories vi servono tute queste cose qua. Assomigliano a storie che beccate saltando tra una stazione radio e l’altra, a storie che vi raccontano i vostri amici di ritorno da qualche posto in cui non è che sia successo niente, però in cui adesso volete andare.
A metà strada tra tutte le canzoni da spiaggia assolata che possono venirvi in mente, a metà tra un’estate dai colori desaturati, un romanzo di Dos Passos (“Can’t tell” parla di uno dei personaggi di “Manhattan Transfer”) e le Bad Lands di Terrence Malick, le cinque canzoni di Cataldo Bevilacqua sono haiku per la buona stagione.