2013: Natasha Khan con i Toy, pubblicano una cover di una canzone iraniana, “The Bride”, sotto la direzione di uno dei produttori musicali inglesi più versatili degli ultimi anni, Dan Carey.
2015: sotto il nome Sexwitch hanno raccolto in un album omonimo, canzoni degli anni ’70 dal repertorio iraniano, marocchino, thailandese e statunitense. Già , una cover di un folk-singer americano: strano. Ma qui parliamo di artisti capaci, sperimentatori, piccoli geni. Sin dall’inizio del disco si respira un’aria psichedelica ed orientale allo stesso tempo, con suoni curati nei dettagli, giri di basso tantrici, una voce sensuale, come da strega del sesso. E a pensare che Sexwitch è stato registrato in un’unica sessione, non ci si riesce a credere. “Helelyos” ha un vago sentore di chitarre post-punk, “Kassidat El Hakk”a ha una ritmica tribale, quasi ipnotica se non fosse per il canto arabeggiante della signorina But For Lashes.
Sexwitch ha una missione intrinseca: farci scoprire della bellezza che abbiamo sempre snobbato o ignorato, dichiarando al mondo intero che le contaminazioni di genere sono la frontiera della nuova musica. E non solo.
Disco consigliato, anche da mettere in playlist per la vostra prossima festa di Halloween.