Cresciuti a pane e Siouxie & The Banshees, Sugarcubes, Ucicle Works e certi Smiths, i londinesi Desperate Journalist al comando della bella voce di Jo Bevan tornano a circolare con un secondo Ep, “Good Luck”, cinque brani nel vortice ““ ovvio ““ degli anni Ottanta focosi, quelli carichi di poesia distorta e ansiosa, forieri sempre e comunque di una disillusione massificata da urlare e recitare attraverso un suono epico e dalle sfumature grigie, uggiose Good luck.
Si un post-punk melodico da meditare e ballare insieme, che non digrigna i denti, ma accarezza ““ a suo modo ““ l’ascoltatore a suon di ballate elettriche, una moderata sfrontatezza che si traduce in immagine visiva di tempi addietro, di una risolutezza estetica che avanza spedita fino a rendersi intima e amichevole.
Si, un post-punk bagnato di chitarre pop “Paint something”, “Leave home”, “deja-vu waveing A phase”, “Perfect health” e tutta la pregnanza per una cinquina di brani che girano egregiamente, un suono destinato a rimane in giro per molto, un sapiente calibrato di elettricità e pathos che ““ sebbene venga da atmosfere color topo ““ regala colori soddisfacenti.
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