Il 2015 è un anno particolarmente prolifico per Jesse Malin, che solo sei mesi fa dava alle stampe l’ottimo “New York Before The War”, disco che con la sua semplicità rinfrescava gli umori con un pop rock a stelle e strisce dal taglio radiofonico ed agrodolce. “Outsiders” ne cavalca l’onda con risultati altrettanto buoni. Frutto di poche sessioni notturne di registrazione in uno studio della Pennsylvania, l’album mette in fila undici brani semplici ed ispirati, ancora una volta nel solco della tradizione rock americana. Si strizza sempre l’occhio a soluzioni da easy listening, quasi come se ci trovassimo in una college radio nella seconda metà degli anni ’90, quando accanto al grunge la facevano da padrona Counting Crows, Hootie & The Blowfish, Dave Matthews Band e affini.
Momenti di rock più crudo e un po’ di accenni blues arricchiscono una palette sonora che è lontana anni luce da ogni tipo di innovazione, ma riesce ad essere eterogenea quanto basta per distinguersi dal disco precedente mostrando una buona capacità di scrittura. Operazioni come queste spesso corrono il rischio di diventare un semplice pretesto per accontentare qualche capriccio dell’artista in questione, in questo caso siamo al cospetto di un lavoro ispirato dalla genesi istintiva e personale. Due ottimi dischi in pochi mesi per Jesse Malin, non è da tutti.
Credit Foto: Ilaria Conte