I Joseph Martone And The Travelling Souls sono uno di quei gruppi nati e cresciuti con la valigia sottobraccio, dotati di un’anima meticcia e di un’indole girovaga che li accompagna nel loro costante migrare tra Italia, Europa e America. Dopo il buon esordio con “Where We Belong” nel 2013 quest’anno Joseph e compagni tornano con un EP di cinque canzoni chiamato “Glowing In The Dark”, registrato tra il Nut Studio di Napoli e il Fish Factory Studio a Londra con l’aiuto e la collaborazione di Ned Crowther (Smokey Angle Shades, 747s) al basso e alla voce, che va a completare una formazione (Tom Aiezza chitarra e banjo, Charles Ferris alla tromba, Valerio Middione alla chitarra, Stefano Costanzo e Andrea De Fazio che si alternano alla batteria, Marco Sica al violino e Davide Viola al violoncello) già  ricca di musicisti e talento.

A unire il tutto è come al solito la voce di Joseph Martone, ruvida e dolce allo stesso tempo, capace di mettere insieme folk e musica popolare, vino e whisky, suggestioni mediterranee e paesaggi un po’ western. Si vede, e si sente, soprattutto nella nostalgica “Resta Cu Me” brano che fa da ponte tra presente e passato provando ad unire le tante anime di questo gruppo di artisti, viaggiatori per diletto e per vocazione. I volti, le persone, le mille facce incontrate lungo il cammino popolano “Across The Universe” coi suoi fantasmi di donne che si rincorrono tra parole e note “on the road to Nola one more time“. Storie di donne che tornano prepotenti anche in “Wounded Love”, confessione a cuore aperto e senza filtri per provare a lenire il dolore di un amore spezzato. “40.000 Suns” invece ha il sapore di un ritorno a casa a lungo atteso, tra sapori e colori che non si dimenticano.

E poi c’è “Big Brown Honey” che rappresenta l’anima più americana dei Joseph Martone And The Travelling Souls, quell’anima che deve tanto a Tom Waits ma anche al blues e al country ““ folk d’autore. Arrivata al secondo disco questa variegata combriccola di musicisti non tradisce le attese: il loro è un sound che omaggia la tradizione e il passato ma senza trucchi nè inganni, riuscendo ad essere personale. Un sound che ha ben presenti le sue radici, che sa da dove viene e dove vuole andare. E i cinque brani di “Glowing In The Dark” si ascoltano ancora una volta con piacere.