In origine si chiamavano Deers, ovvero cervi, ma per la quasi omonimia con la band canadese Dears, hanno dovuto cambiare il loro nome in Hinds, ovvero cerve. Non sono cerve, bensì quattro ragazze madrilene, cresciute a suon di garage rock, di low-fi anni 90 e del mito delle bad girl. Dopo appena due singoli riescono ad esibirsi – qualcuno ci spieghi il perchè – a festival importanti come SXSW e Glastonbury, per poi pubblicare nei primi giorni del 2016 “Leave Me Alone”, l’album di debutto.
“Leave Me Alone” ha un sound estivo, a tratti frivolo, dove si alterna al garage dei “Black Lips” – band di formazione per le Hinds – il jangle-pop dei Let’s Active, per trentotto minuti suddivisi in dodici tracce per una produzione volutamente low-fi e patinata, che si percepisce anche dall’ascolto della prima traccia “Garden”, che le stesse Hinds definiscono “…il brano migliore per l’inizio dell’album…”, con dei riff di chitarra semplici ed efficaci, tanto da diventare anche il primo singolo estratto. Sulla stessa dimensione compositiva troviamo “Bamboo”, “Chili Town” e “Castigadas En El Granero”, dove emerge la naturalezza pop delle Hinds. “Warts” e “Easy” sono brani tenui, dallo stile surf, come l’unico brano strumentale, “Solar Gap”. In “I’ll Be Your Man” i suoni e lo stile ci ricordano molto quello dei The Kills, mentre l’intreccio delle voci delle due cantanti-chitarriste, Carlotta e Ana, in “And I Will Send Your Flowers Back”, le fa accomunare alle The Breeders.
In definitiva Leave Me Alone non è un album entusiasmante o che ascolteremmo più volte di seguito e le Hinds non sono delle pioniere del rock 2.0 al femminile – in buona sostanza sono delle spagnole Thee Headcoatees, la band di Holly Golightly, di cui hanno già coverizzato “Davey Crockett (Gabba Hey)” – anche se a loro modo potremmo reputarle seducenti con il loro non nuovo garage-pop. Pronti a smentirci quando dimostreranno di essere originali.