Fascinazióne s. f. [dal lat. fascinatio -onis]
1. letter. L’affascinare, l’esercitare il fascino, nel senso proprio: In fondo a l’occhio suo, puro e crudele, Eran segrete f. (D’Annunzio).
2. Procedimento per cui si ottiene uno stato ipnotico o ipnoide, indotto con mezzi elementari di suggestione o d’ipnotismo.
Hate & Merda è un nome simpatico che mi è balzato alle orecchie l’ultimo inverno. Malaticcio per i primi freddi e stanco per le solite fanfaronate sulla “nuova musica elettronica italiana”, un menestrello ha aperto il rubinetto facendo defluire un’acqua sporca e nera.
Dopo una breve doccia ecco servita la fascinazione, letterale e procedimento come indicato nei punti 1 e 2.
Due ricerche veloci per scoprire provenienza geografica (Firenze) e ultimo lavoro (“L’Anno dell’Odio”). Like su pagina Facebook e notizia dell’imminente uscita de “La Capitale Del Male”. Il percorso cronologico, la velocità e tutti questi titoli con i quali ridere, hanno rafforzato il potere persuasivo in un riavvicinamento a territori musicali toccati in passato. Gli anni di liceo con doom e sludge parti integranti, mentre la ragazza bramava concerti di Elisa, ora acquisiscono nuova forma.
E sia chiaro che si ride dei titoli non per sfottere, ma per riaffermare una vicinanza e fingere di non avere paura. Lo stesso art work di “La Capitale del Male” è fatto di spettri, una famiglia o un gruppo di morti piuttosto inquietante e allo stesso tempo dotato di solennità nauseabonda, corrosiva.
Però il male è rappresentato. Già tempi or sono dal Ponte Vecchio si buttavano le streghe. Era il posto delle streghe il Ponte Vecchio, ma prima c’erano i macellai che buttavano via le budella. E queste cose, queste frattaglie, venivano buttate nell’Arno e l’Arno si riempiva di questo sangue.
Le parole di Stefano Santoni aprono il disco, nella prima traccia, con un recitato che viene lentamente sovrastato dalle prime bordate ruvide ed urticanti.
“Foh” innesta il groviglio di percussioni e solitudine, senza mai confusione, per trasferirsi letteralmente nella Capitale sopra presentata. La quiete arriva grazie a parti strumentali qualitativamente altissime e quella sensazione di violenza dilatata e controllata con sempre più fatica.
La pesantezza e “L’inesorabile declino”, tra sesso orale e melma sonora, dove il noise abbraccia le altre componenti, e arrivano in aiuto grida sparate in faccia all’ascoltatore. Egli stesso viene preso per mano dalla batteria e dalla rimbombante distorsione chiudendo il suo cammino in una valle oscura, non filtra nessuna luce dal rullo finale che tutto trita.
Non sono il tipo di persona che spiega tutto di sè e non credo che lo sarò mai. Perchè non c’è nient’altro da spiegare oltre a quello che non può essere spiegato, ecco cosa cercavo di dire.
[…] è sufficiente dire che sono un particolare tipo di turista, un turista in viaggio permanente.
Nel mezzo c’è “In Itinere”, straniante pacificazione ambientale dove l’addio non è mai tale perchè il ricordo torna sempre a fare capolino. La sensazione di aver perso una grande occasione non ha nessuna grandeur, solo mestizia con il suo velo grigio facilmente riscontrabile nei sogni. La fuga diventa l’unica speranza, consapevoli che niente sarà definitivamente lasciato alle spalle. Un’atmosfera del genere palesa ancor di più una qualità che paiono avere tutti i musicisti, quando in realtà sono pochissimi a possederla: l’originalità .
“La capitale del mio male” ricorda un aspetto personale del male, mentre gli ingredienti sono i soliti e vengono mescolati con forza. Incredibile il fatto che tale universo, stracolmo e virulento, sia creato da due sole figure, e dal vivo risulta ancora più inspiegabile la forza sprigionata dal duo. Ad occhi chiusi sempre un potere in mano almeno a 4 persone.
Alla fine cosa resta di me?
L’unicità del nichilismo proposto merita infinita attenzione. Non siamo di fronte ad una scappatoia, ma semplicemente ci troviamo disposti a penetrare una realtà nera. Gli Hate & Merda creano un immaginario più reale di quanto possiate immaginare, lo scenario è irresistibile.