Tutti li cercano, tutti li vogliono, tutti li amano. Sono i Sunflower Bean, trio di Brooklyn che con una manciata di EP sembra proprio essere finito sulla bocca di mezzo mondo. Al batterista Jacob Faber, alla bassista Julia Cumming (che fa anche la modella per Saint Laurent) e al chitarrista Nick Kivlen spetta dunque di diritto il titolo di next big thing del parco musicale americano. Cerimoniosi fin dalla copertina, con quel fiore rosso messo a favor di macchina fotografica neanche fosse un gladiolo di Morrissey, i Sunflower Bean si presentano piuttosto bene: eleganti e sbarazzini il giusto, pronti per i servizi che in tanti (da NME a Rolling Stone) gli hanno già dedicato. Solo hype? No, stavolta no. Sia ben chiaro: i Sunflower Bean le loro influenze non le nascondono, le dichiarano apertamente. Dai Tame Impala, a cui hanno dedicato uno dei primi singoli, a quel triangolo delle Bermuda che va dai Beach House ai Beach Fossils ai Best Coast di Bethany Cosentino. Non mancano neppure Cure, Smiths, Marc Bolan, i Velvet Underground.
Ma ci mettono, per fortuna, anche del loro. E “Human Ceremony”, prodotto da Matt Molnar, non è il disco che ti aspetteresti da tre ragazzi che non hanno ancora raggiunto i ventuno anni. Carico di una malinconia strana e particolare, conquista proprio perchè non cerca di fare il party da confraternita a tutti i costi. Ad ascoltarli, i Sunflower Bean sembrano più una band inglese che americana. Delicati, gentili, un filo pop, dolcemente psichedelici in “2013” e “I Was Home”, molto psych in “Wall Watcher” e “This Kind Of Feeling” che anche Kevin Parker apprezzerebbe. Capaci di graffiare in “Come On” (che è un po’ il loro inno rock) e di trovare armonie sixties niente male grazie alle voci di Kivlen e della Cumming che si cercano, sembrano fatte una per l’altra come dimostrano “I Want You To Give Me Enough Time ” e “Space Exploration Disaster”.
“Creation Myth” vince la palma di canzone più riuscita del lotto: inizia quasi angelica con la Cumming da sola al microfono, poi si incattivisce in un assolo e torna alla calma nel finale. Jacob Faber, Julia Cumming e Nick Kivlen dimostrano insomma di avere una maturità insolita per la loro giovane età e si prendono pure il lusso di creare una canzone, “Oh, I Just Don’t Know”, ispirata a Jason Pierce degli Spiritualized e Spacemen 3 giusto a ribadire il loro amore per la psichedelia ben fatta. I Sunflower Bean quindi ci sanno fare, è innegabile. “Human Ceremony” è un esordio che, al contrario di tanti altri, mantiene le promesse e riesce a sorprendere come non accade più così di frequente.