Sono di Livorno e raccontano la vita, il suo dentro e il pop d’autore che gli gira intorno. Sono i Siberia, quartetto che ““ omaggiando una rinascita waveing dietro l’angolo ““ sfornano un bel disco, In un sogno è la mia patria, distillato di undici brani anni 80 style, colori grigiastri e stati elettrici ora calmi ora “decisi”, disco che non si rassegna alle mode di mercato, ma un personale “nuotare bene” fuori di esso e con strema eleganza, garbo.
L’ascolto è quasi un estatico “estetico” retrò, è un qualcosa che sa di Denovo, lontani Diaframma, una tracklist che palpita certezze nella propria dispersione poetica malinconica, un insieme di parole e suoni di razza che, anche per via di una voce lussuosa nello sdipanare storie, pensieri e modulazioni, appassionano immediatamente, spiazzando anche il più riflessivo orecchio.
Sì, new vave e cantautorato per una formazione toscana in completo stato di grazia, e se l’intensità è il fattore che più vi da stratificazioni di cuore e anima, sintonizzatevi ““ tra le molte ““ sul soffio ondulato di “Mare”, “Stella”, tuffatevi nel profondo di “Irripetibile”, galleggiate nell’acustico di “Laura” per volare poi via nel tutto di Una speranza, e tornare indietro sarà la cosa più odiosa che vi possa capitare.