Sono passati ormai quattro anni da quel fragore clamoroso che era stato “Era Extrana”, secondo LP che aveva catapultato Neon Indian nel’hype più totale e il suo vinile sulle vetrine di Urban Outfitters. Era il 2011 e in quel periodo si viveva una prolifica produzione di un nuovo, seppur con mire retrograde, genere o filone musicale che alcuni addetti ai lavori più bravi e smaliziati del sottoscritto andava ad inglobare in unico termine: chillwave. La commistione tra digital effects e sampling della moderna musica elettronica e l’electro pop puramente anni ’80, porta artisti come Washed Out, Ariel Pink, Toro Y Moi, Com Truise e Neon Indian stesso alla ribalta mediatica.

Alan Palomo, origine messicane, ma cresciuto in texas, studente di cinema, riesce a mettere d’accordo tutti alla sua seconda prova. Ma se si parla di secondo album come quello più difficile nella carriera di qualsiasi artista, per lui il terzo lo deve esser stato ancor di più, almeno nella fase di produzione. Diversamente da quanto fatto in precedenza (Era Extrana prodotto in un anno, nella solitudine e al riparo da distrazioni in quel di Helsinki) decide di iniziare a lavorare trasferendosi a New York. Qui vive la città  per lo più di notte e certamente fa sue quelle che sono le varie sfaccettature sociali ed estetiche che trova intorno a sè, partendo dal locale più in voga arrivando al portone di casa barcollando dopo aver esagerato con la vodka. è proprio in una di quelle sere che addormentatosi sull’uscio di casa con il laptop in mano, sul quale c’era già  qualche mese di lavoro, si risveglia a mani vuote.
E allora c’è da rimettersi a lavoro, ma i tempi com’è normale si allungano.
Ogni accordo del disco sembra voler descrivere un angolo della città  o riportarci alla memoria un immagine di una serie TV anni ’80 che andava in onda solo la mattina, o ancora un B-Movie imprescindibile legato alla nostra adolescenza ed ambientato proprio in quelle strade.

“VEGA INTL. Night School” non è uno scioglilingua, ma il nome della nave scuola con la quale Palomo ci fa da cicerone nella sua notte newyorkese.
Il doppio LP si presenta si dan subito come qualcosa di diverso dalla precedente produzione, quasi come a scrollarsi di dosso la figura (pesante?) di principe della chillwave, portando nuove influenze disco, funk e R’n’B alla già  percorsa strada del synth-pop.
Il disco sembra esser proprio disegnato per accompagnarci dal momento in cui usciamo di casa e mettiamo in moto una Cadillac rosa e accendiamo la radio, per poi essere sballotati all’interno caotico e psichedelico di qualche locale e ritorno. I testi sembrano invece raccontare proprio il mondo cinematografico dell’epoca, passando da amori incrociati a delitti efferati commessi dietro la tenda rossa di un rivenditore di film hard.

I brani che risultano accattivanti e catchy al primo ascolto sono sicuramente “Annie”, “The Glitzy Hive” e “Dear Skorpio Magazine”. Tutti e tre hanno come comun denominatore un pop nostalgico che salta subito alla nostra attenzione: lo-fi ipersamplerizzato che ci riporta alle atmosfere al neon di Discoring. Il legame con l’italodisco nostrano è evidente e dichiarato dal produttore. Su tutti mi viene da pensare ai La Bionda come esempio eclatante. Ma la stessa “Dear Skorpio Magazine” porta nel titolo una rivista nostrana, Skorpio per l’appunto, famosa per le sue copertine sexy e patinate che potrebbero far pensare ad una rivista porno, ma nient’altro è invece che una rivista di fumetti con qualche contenuto per adulti. Il brano è una lettera aperta alla pubblicazione, scritta da Palomo immaginando che sia ormai da tempo cesstata (chi glielo va a dire che Skorpio è viva e vegeta e le sue copertine sono sempre più patinate?).
Per poi passare a “Slumlord”, che possiamo definire il singolo estratto dall’album, diviso in due parti, “Slumlord” e la successiva “Slumlord’s Re-Lease”, racchiuse insieme nel videoclip-minifilm realizzato dallo stesso Palomo. All’interno troviamo il campionamento di un vocalist della discoteca Xenon di Firenze che incita la folla: “è cosi che vive la discoteca, il pubblico xenoniano”…in una maniera diversa! Alla nostra maniera!”.
In un’intervista Palomo dichiara il suo amore per l’atmosfera che si respirava nella nostra penisola in quel periodo, dove la voglia di apparire e di arrivare in cima alla hit parade era dettata da un sano entusiasmo, anche se a volte stucchevole.

Il beat più accattivante è sicuramente in “Tecno Clique”, la più dance del disco, e quella che consumeremo di più con la nostra puntina del giradischi.
Il disco continua quando ormai l’alba è alle porte e allora anche i suoni si fanno più compassati e dolci e le atmosfere baleariche da alba sulla spiaggia la fanno da padroni.
La ballata “Baby’s Eyes” accompagna all’uscita con un ultimo lento, chiaro omaggio al Prince di Purple Rain idealizzato come l’artista di punta per il periodo scelto come riferimento dall’artista.

La traccia conclusiva è “News From The Sun”, che potremmo riassumere con un estratto del testo così: We’re all just waiting for something””‘til love touches you like a hand in the dark.
E mentre il disco si conclude il brano che rappresenta i titoli di coda ci riporta alla dimensione non più onirica e caotica della notte, ma alla realtà  della luce mattutina.

Palomo non si accontenta di trovare una formula magica o di strizzare l’occhio all’ascoltatore. L’attenzione per i dettagli è maniacale così come il caos che ogni brano ci racconta. Il fine ultimo non è l’originalità  ma il trasmettere un’esperienza esaltante e che susciti emozioni e destabilizzi.
E la svolta disco che Neon Indian riesce a dare alla sua produzione rende VEGA INTL. Night School uno degli album più divertenti degli ultimi mesi.