Drew Citron è rimasta sola, Frankie Rose ha lasciato i lavori a metà , sparendo dalla circolazione e allora la bella chitarrista newyorkese decide di andare ugualmente incontro al suo destino musicale, chiama a se l’amico Scott Rosenthal al basso e da alle stampe il secondo step del progetto Beverly, The blue swell, un viaggetto non male tra nuvolette indie pop abbronzate leggermente di dark che ““ nel giro di dieci tracce ““ riescono alla grande ad infinocchiarti dolcemente, finche non le adotti come cantilena amica per la durata di una giornata completa se non oltre.
Disco che scorre brioso e simpatico, un lavoro di quelli “a modo” che riempie lo stereo di domande, poche risposte e molti esclamativi dietro i quali la Citron nasconde una fragilità femminile dolciastra, ma poi i fuzz di chitarra, quelle intonazioni alla Jesus & Mary Chain e The pains of being pure at heart e tutti gli echi di rimbalzo nella tracklist, riaprono i sensi ad un barlume di ottimismo che merita più di un ascolto libero, attento.
Certo non manca l’ombra leggiadra shoegazer, e pezzi come l’ondulato di “Crooked cop”, la filastrocca lo-fi “Victoria”, l’intimo solitario di “The smokey pines” e il beat che vibra dentro “Don’t wanna fight”, lasciano in bocca bei sentori di tranquillità certificata.