Occhiali scuri come il volto, chitarra e una strana maschera antigas sul collo. Cosi si presenta sulla cover del nuovo disco “These People” Richard Ashcroft, l’ex frontman dei Verve, un disco di ballate che non vogliono abbandonare il climax estetico ““ appunto ““ dei Verve, di quei anni 90 intramontabili, ma anche un lavoro che tende fili di elettronica e una bella dose di riflessioni sul mondo che ci ospita, sulle sue distrazioni umane e quelle sociali, un disco che se anche gira bene ma senza picchi d’alta ingegneria, si lascia ascoltare ottimamente, piacevole e ““ a suo modo ““ profondo.
Sono passati ben dieci anni inframmezzati da quell’esperimento che si chiamava RPA & The United Nations of Sound, e l’artista sembrava essersi eclissato nel nulla, ma ora Ashcroft ““ tra stimoli di ieri e prove generali di un futuro ““ si rimette in pista e riprende in mano la propria caratteristica stilistica, quella bella e melodiosa tessitura che fa presa rapida per palinsesti FM.
Certo i tempi sono lontani, un pò di effetto nostalgia ci sta, e ad un ascolto perfetto pare che i Verve non si siano mai cancellati “This is how the feels”, “They don’t own me”, “The people”, “Pictures of you”, ma a far drizzare un tot le orecchie il paradigma coi Blues Brothers di “Everybody needs somebody to hurt” e una scappata veloce nel pop patinato “Ain’t the future so bright”, ma non c’è nulla da fare, la nostalgia canaglia non ci fa gustare appieno lo sforzo in avanti che Ashcroft tenta di fare.
Photo: Danny Lechanteur / CC BY-SA