I Kills tornano dopo ben cinque anni dal loro ultimo album e l’attesa intorno a questo “Ash & Ice” era davvero tanta, sia per i fan della coppia composta da Alison Mosshart e Jamie Hinche, sia per chi come me si aspetta da loro un lavoro che confermi tutte quelle promesse che dopo un inizio incoraggiante sono sempre rimaste disattese.

Ho amato tanto quel grezzo e tagliente piccolo capolavoro di blues tossico intitolato “Keep on your mean side”, (esordio datato duemilatrè con cui i due si contrapponevano alla ben più famosa coppia dei finti fratelli White, la cui formula andava via via annacquandosi) quanto ho mal digerito i lavori seguenti, che al netto di un paio di buoni singoli non andavano oltre il mero esercizio di un maledettismo stiloso- alla Kate Moss per intenderci- foriero di canzonette innocue che si posizionano da qualche parte tra una versione low fi dei Garbage e mille altri gruppi che negli anni zero non hanno incontrato la stesso fortuna pur non avendo nulla da invidiare ai Kills, se non il fatto di non avere alle spalle una quantità  infinita di gossip che non permettesse ai riflettori di spegnersi loro intorno.
“Ash & Ice” è un lavoro scialbo e inconsistente in tutte le sue componenti, dove l’obbiettivo primario dei suoi due protagonisti pare sia portare a casa il massimo risultato con il minimo sforzo possibile, tredici canzoni “telefonate” dove tutto è prevedibile e la voce di Alison Mosshart come al solito promette grandi cose ma non ne mantiene nessuna, prendete “Hard habit to break”, con il suo incedere trascinante: non sarebbe un gran pezzo se ad intonarla fosse una voce dotata di maggiore personalità ?

Poco cambia con i tre singoli, “Doing it to dead”, “Siberian night” e “Heart of the dog” , non all’altezza del ruolo in quanto davvero poco incisivi, ma in generale è impossibile trovare qui in mezzo un solo brano che si salvi dalla mediocrità  in un disco che francamente credo che abbia solo l’utilità  di riportare la coppia in tour.