Arpeggi di chitarra acustica viaggiano morbidi fin dall’apertura del secondo album di Benjamin Francis Leftwich, “After the Rain”. A 5 anni dall’esordio con “Last Smoke Before The Snowstorm” (2011), ecco che siamo nuovamente sdraiati nel cotone, accompagnati dalla voce malinconica e sussurrata di Benjamin in un trasognato viaggio di 13 tappe, un sentiero scalfito in profondo dalla perdita del padre. Dopo l’umano bisogno di affrontare la dolorosa realtà  tralasciando l’arte, il cantautore inglese torna a noi con note di ballad. Tilikum in primis, con le sue sospirate parole d’amore, la dolcissima “Some Other Arms” che si fa vetrina perfetta di un cuore pieno e tormentato. E poi gli effetti elettronici ovattati di “Kicking Roses”, a espressione di un senso di smarrimento che si vuole nascondere dietro facciate di pietra ed emozioni murate tra le lettere. E la speranza e il desiderio di ricominciare, di guardare andare avanti e uscire dalle ombre dell’inverno esistenziale che sgorgano da “Summer”, “Just Breathe”, “Just As I Was Waking Up”, da una più ritmicamente differenziata “Immortal”.

Il disco è un percorso, che dalle sonorità  vaporose, nebulizzate e venate di tristezza iniziali si risveglia lentamente tendendo a un’ampiezza e una maggior levità  di respiro, così come a una crescita di sostegno a livello sonoro, come in Mayflies.

In “After The Rain” si respira un’aria di verità  testuale ed emotiva, si sente scorrere una corrente negli incavi dell’anima su una base melodica spesso ritornante e connotata in modo stilisticamente deciso.

Photo Credit: Alessio Michelini (CC BY-NC-ND 2.0)