L‘Axolotl o assolotto è uno degli animali, in via d’estinzione, tra i più bizzarri, strambi e dark che possono esistere nel mondo. Un animale a tratti simpatico, un pò manga ma sicuramente cupo e decisamente inquietante. Quindi succede che vedi l’artwork del disco, leggi il titolo “Total Depravity” e ascolti il primo pezzo dal titolo poc’anzi introdutto, “Axolotl” e percepisci che qualcosa nel quinto disco dei “The Veils” è andato oscurandosi, in un affascinante, intrigante cambio registro, un cambio di rotta verso orizzonti più oscuri con tinte dark ma che mettono a fuoco il talento e il carisma del frontman Finn Andrews. Una gestazione di almeno due anni, ha permesso al disco di far entrare sonorità , personaggi e storie, scure, noir dove ossessione e sesso combattono per primeggiare la battaglia degli eccessi. E per questo e per tanto altro che nei 12 intensissimi brani di “Total Depravity” sentiamo atmosfere  Bad Seeds, gli eccessi e le trasformazioni di Bono e gli U2 nel loro viaggio musicale a Berlino, gli ultimi  Arctic Monkeys  e le preghiere ossessive e traballanti dei Tindersticks.

“Total Depravity” è un disco forte, ricercato ma non barocco, con chitarre taglienti, percussioni secche e sentenziose, risvolti elettro-pop travolgenti, basso groovoso e profondissimo e un Finn Andrews che dall’alto del suo immenso talento estrapola dal suo grande cappello nero una voce dai mille volti, dai mille timbri, un demone minaccioso, romantico e maledettamente sensuale. “Axolotl” è un brano allucinato, un abito su misura per l’animale strisciante quale una salamandra può essere. Non mancano ballads lunari ma che richiamano forte lo stile della band come Swimming with the Crocodiles, Iodine & Iron, In the Nightfall.  

Disco ipnotico, psyco-blues. Una svolta, una scelta audace, rovinosa e oscura per fare la differenza?  Questo disco può farla