Savoir Adore erano un duo, composto da Paul Hammer e Deidre Muro. L’uscita di scena di quest’ultima, dopo le positive impressione dell’ultimo “Our Nature” (2013), poteva creare sconquassi se non addirittura porre la parola fine su un progetto più che interessante. Paul Hammer ha scelto di rimanere in sella e, avvalendosi della partecipazione di una serie di guest-vocalists quali Leah Hayes, Lauren Setter e Winslow Bright, ha dato alla luce “The Love That Remains”, titolo abbastanza immaginifico.
Quello che abbiamo tra le mani è un album leggero e con i connotati di un lavoro che scivola via senza scossoni. “Lovers Wake” è il piccolo inno iniziale, che con piglio disincantato copre l’ascoltatore con un velo di sorrisi intrecciati a un pizzico di malinconia. E’ in realtà l’intero tris di pezzi d’avvio a rendere particolarmente distesa l’atmosfera. “Giants” e “Mountains (Love Won’t Burnt My Heart)” proseguono sullo stesso filone, con un uso interessante di synth, drum machines e chitarre. Il contesto generale risponde in pieno ai canoni della produzione artistica di Savoir Adore. Va detto, le reminiscenze della verve produttiva del duo con Deidre ancora a bordo ci sono, e non è un caso che la fase iniziale delle registrazioni la vedessero ancora protagonista.
Le commistioni tra new wave, elettronica anni ’80 e synth-pop si dipanano senza soluzione di continuità , in una dimensione emozionale che diventa elemento centrale in pezzi quali “Savages”. Oppure nell’incalzante “Heaven”, dove l’anima di Savoir Adore emerge ancora a pieno titolo. Pur in un contesto che non fa mai davvero esaltare (“Devotion”, “Crowded Street”, “Beautiful Piece” oppure “Night Song” di chiusura sono tutti buoni pezzi ma di cui nessuno fa vibrare davvero) e con pochi passaggi a vuoto (“Paradise Gold”) questo LP si mantiene su buoni livelli.
“The Love That Remains” è in definitiva un disco maturo sul piano artistico, che risente inevitabilmente della mancanza di Deidre Muro – per lo meno sul piano della solidità compositiva e scenica – ma che non sfigura di certo. Hammer ha saputo far fronte a una pesante assenza senza snaturare il proprio credo. Ha lavorato in maniera puntigliosa su nuove sonorità che mantengono Savoir Adore sul tracciato di quanto fatto nel recente passato. Ma che, nel contempo, li spingono verso nuova dimensione, per ora ancora grezza e difficile da inquadrare.