Passare una serata in Santeria è sempre un piacere. Il posto è accogliente, le persone che ci lavorano gentili, l’acustica buona. Tutto spinge all’aggregazione da Social Club, come ci viene suggerito. In questa occasione, poi, la curiosità  di ascoltare i Minor Victories ha fatto il resto.

Verso le 22 si posizionano sul palco la cantante Rachel Goswell (Slowdive), Stuart Braithwaite alla chitarra (Mogwai) e James Lockey al basso (fratello di Justin, degli Editors, che però è assente in questo tour) accompagnati da Nicholas M Willes alla batteria e Calum Howard alle tastiere. Sono un supergruppo, anche se non amano ammetterlo e tentano di camuffarsi dietro un nome di basso profilo. Il minimalismo sembra il filo rosso dello spettacolo. Nella scenografia dal taglio grafico, concentrata in una croce a cubetti che rappresenta il logo del gruppo, una specie di punto zero da cui partire. Nel repertorio, un solo album, che limita il concerto alla durata di un’ora.
Ma l’arco di tempo risicato non costituisce un ostacolo alla riuscita della serata, che viene riempita da un’esibizione calda e avvolgente in linea con le aspettative del pubblico entusiasta a priori, dato il calibro dei musicisti. I signori che abbiamo di fronte rappresentano al meglio la scena indie-rock degli ultimi vent’anni, hanno fatto la storia dello shoegaze e del post rock e si sente. Dalla loro collaborazione è nato un album compatto ed elegante che funziona anche dal vivo (sebbene abbia l’unica pecca di non essere stato molto coraggioso preferendo rimanere ancorato a sonorità  un po’ datate).

Le nove canzoni che compongono la scaletta ci rinfrescano la memoria sulle diverse
provenienze dei membri del gruppo ma c’è grande equilibrio e nessuna gerarchia. Nel primo brano la voce di Rachel stenta a emergere, però basta poco per ingranare e rassicurarci. Alle soglie di “A Hundred Ropes”, la cantante entra definitivamente in sintonia con il pubblico con cui condivide idealmente il bicchiere di vino che sta sorseggiando sul palco. Il concerto prosegue con l’accelerazione della batteria di Howard su “Cogs”, e sembra ricalcare l’energia ritmica degli Editors. Poi con “Breaking My Lights” si apre una terna di canzoni che copre l’asse temporale tra fine anni Ottanta e i primi Novanta.

Nell’aria vibrano distorsioni e rarefazioni mentre nella mente scorrono fiumi di suggestioni, soprattutto quelle di Cocteau Twins e Blonde Redhead. La sala è trascinata fino all’ultima, ampia e mowgaiana “Out to Sea”, guidata finalmente dalla chitarra di Braithwaite.
Arrivati a questo punto, si potrebbe chiedere di più? Be’ una cosa forse sì: che i Minor Victories facciano presto altri album e nuovi concerti più lunghi.

SETLIST
Give Up The Ghost
The Thief
A Hundred Ropes
Cogs
Breaking My Light
Folk Arp
Scattered Ashes (Song for Richard)
Higher Hopes
Out To Sea