Sono 10 le tracce contenute in “Bamboo Diner in the Rain”, l’ultimo album di The Wave Pictures. Loro sono David Tattersall, Franic Rozycki e Jonny H. Helm, e sono inglesi: ma il mood e l’anima della loro musica è l’opposto dell’uggioso britannico. Ritmiche cullanti e caraibiche mischiati sapientemente a suoni da prateria modulante. Dopo l’album di febbraio di questo stesso anno “A season in Hull”, e altri 15 e più album all’attivo, il loro rock’n’roll britannico alternativo insaziabile e instancabile torna a incidersi su disco.
Le danze si aprono con un cappello da bluesman calato in testa in “Panama Hat”, marchiata a fuoco dalla voce modulante e vibrata, confermata fino al brano di chiusura, la quasi carambolante cavalcata di “The Running Man”.

Il singolo estratto “Pool Hall” è ricco di vibrazioni sonore e immagini a parole, di dichiarazioni d’amore per una sala da biliardo, mai scontate e sostenute da coretti e corde sapientemente arpeggiate. E nulla si può fare per ritardare la chiusura della sala, che si erge a simbolo di una generazione ormai passata e antiquata e di un’età  della vita trascorsa, vissuta con un’anima in tonalità  minore.
Strumentazione sempre protagonista, tocchi blues estrapolati direttamente dagli Usa come nel tripudio di corde di uno dei brani strumentali “Bamboo Diner Rag” così comenel fratello “Meeting Simon at the Airport” dai tocchi surf americani, che fanno respirare aria pura lontano dalle onde elettroniche dilaganti nella musica contemporanea. Ma i The Wave Pictures non si negano neppure qualche schitarrata di un rock delle origini, come in “Newcastle Rain” o la dolcezza di un’amaca dondolante in “Bamboo Diner in the Rain”.

Armonie basilari, giri melodici orecchiabili e catchy e abbondanza di assoli chitarristici danno vita a un album coerente e ricco di ispirazioni musicali. Che rimarca la validità  di una carriera e di precise scelte musicali, dando conferme senza rivoluzioni, che non sempre ci servono. Nulla di strabiliante, dunque, “solo” una gustosa, deliziosa routine.
Perchè, come cantano in “Panama Hat”, noi siamo come il loro gatto bianco e nero: we don’t need a lot of drama just to feel alive.