Hide Vincent è sinonimo di eleganza e delicatezza, un’unione incredibile tra il più eterico dei folk e il pop acustico. La prima impressione all’ascolto del suo primo e omonimo lavoro è quella di trovarsi dinanzi ad una botte di legno profumato: tutto risuona nelle profondità della cavità e prende vita, seguendo un sound che ricorda i songwriter contemporanei di oltreoceano.
“Songs from the wood make you feel much better”, così cantavano i Jethro Tull in uno dei loro album più folk, ed è proprio così che il disco fa sentire l’ascoltatore durante e dopo l’ascolto. C’è una intrinseca speranza di sentirci salvi se a contatto con la natura, ma non in un senso ecologico/ambientalistico del termine, ma da un punto di vista materiale e al tempo stesso spirituale.
Hide Vincent ovvero Vita Nei Boschi: mi permetto di chiamare così il lavoro del cantautore, perchè proprio come Thoreau nel suo più celebre libro, “…. ci offre una guida verso altri lidi.
Non so se ricordate la frase sull’essere filosofi, con Hide Vincent nelle orecchie suonerebbe più o meno così: Essere cantautori non significa soltanto avere pensieri acuti, o fondare una scuola, ma amare la saggezza tanto da vivere secondo i suoi dettami: condurre una vita semplice, indipendente, magnanima e fiduciosa. Significa risolvere i problemi della vita non solo teoricamente, ma praticamente. Questa è la sensazione profonda provocata dal disco, che è una vera opera didascalica e profondamente contemporanea.
I brani sono una vera tela di seta, tutto scorre tra arpeggi e intrecci acustici ben pensati. Non c’è mai la sensazione di ascoltare un suono stanco o copiato: certamente elementi di cantautori contemporanei ci sono, da Damien Rice a Iron & Wine, tuttavia le citazioni e il sound creato da Hide Vincent è proprio e avvincente.
Tutti gli elementi presenti nel disco sono estremamente legnosi e una delle caratteristiche di questa bellissima materia è la grande capacità di rilasciare profumi molto intensi. Hide Vincent sa di legno bagnato, nei pezzi più tristi e ricchi di melancolia, oppure di ceppi bruciati dentro un caminetto di casa. La bellezza del lavoro è che pur rimanendo sempre fedele ad una scuola cantautoriale molto precisa, riesce traccia dopo traccia a svilupparsi e a convincerci.
è bello veder crescere in Italia non solo il pregevole cantautorato elettronico con interpreti come Gazzelle, Cosmo e altri, ma anche esempi come Hide Vincent o Lucio Corsi, che con stili molto diversi riescono a catturare l’attenzione usando poche parole, qualche arpeggio e una gran varietà di emozioni.