Secondo disco dell’anno per i Moon Duo che completano il discorso iniziato con “Occult Architecture Vol. 1” uscito a febbraio. Due album speculari in tutto, dall’art work di copertina ai suoni con cui gli esoteristi anonimi Eric “Ripley” Johnson e Sanae Yamada si cimentano. “Vol.1” rappresentava l’anima infernale, teutonica, luciferina dei Moon Duo: quella più sfrenata e distorta, senza compromessi. “Vol. 2” è l’altra faccia della medaglia, la parte più riflessiva, eterea del duo. Solare e dolce solo in apparenza ma in realtà ipnotica e minacciosa (in “New Dawn”ad esempio).
“Occult Architecture Vol.2” poteva essere una piccola celebrazione delle care, vecchie good vibrations evocate da tanti viaggi psichedelici e cavalcate come le onde dei Beach Boys negli anni sessanta. I Moon Duo fanno qualcosa di meno ovvio, le loro vibrazioni sono acide e colorate con gli assoli di chitarra di “Ripley” Johnson che si gonfiano, tracciano strani arcobaleni (“Mirror’s Edge”, “Lost In Light”) e si infilano in combinazioni synth / chitarra che sembrano venire da qualche dimensione aliena (“Sevens”, “The Crystal World” insieme a “Lost In Light” la più riuscita del lotto).
Charles-à‰douard Jeanneret, meglio noto come Le Corbusier, diceva di sè: Le Corbusier è uno pseudonimo “… un’entità libera dai limiti dell’essere carnale. Ecco in “Occult Architecture Vol. 2” anche le architetture sonore di Eric “Ripley” Johnson e Sanae Yamada si liberano da quei limiti, da quei confini. Separare le due anime dei Moon Duo, quella kraut rock e l’altra più eterea, era un bel rischio visto che in passato convivevano benissimo. Rischio che Yamada e Johnson hanno deciso di correre e alla fine hanno avuto ragione. “Vol. 2” non sfigura se paragonato a “Vol. 1” anche se vanno ascoltati fianco a fianco per ottenere il disco perfetto.