Michelle Zauner, ex leader dei Little Big League, dà vita al progetto solista chiamato Japanese Breakfast nel 2013, in un periodo particolarmente difficile della sua vita. Quello stesso anno, infatti, la cantautrice statunitense di origini coreane lascia Philadelphia per tornare dalla sua famiglia a Eugene, nell’Oregon, e assistere la madre malata terminale di cancro, morta di lì a poco. Un’esperienza dolorosa raccontata nell’album di debutto “Psychopomp”, pubblicato lo scorso anno su etichetta Dead Oceans; nove brani nati dalla necessità di trovare una valvola di sfogo ed elaborare il lutto attraverso la musica.
Nei piani di Michelle Zauner, questo nuovo “Soft Sounds from Another Planet” sarebbe dovuto essere una sorta di concept album a tema fantascientifico: dell’idea originale, però, restano solo il titolo e un paio di suggestivi brevi passaggi strumentali (“Planetary Ambience” e “Here Come the Tubular Bells”). Il disco continua a scavare nel solco introspettivo aperto da “Psychopomp”, con testi ancora molto intimi e personali; la bassa fedeltà dell’esordio, però, è stata sostituita da un songwriting più maturo, da arrangiamenti più complessi e da un’inedita attenzione ai dettagli. Il tutto sapientemente coordinato dalla raffinata produzione di Craig Hendrix, già collaboratore della cantautrice dell’Oregon ai tempi dei Little Big League.
L’apertura spetta a “Diving Woman”: un lungo brano new wave, dominato da una bella linea di basso pulsante, il cui testo è dedicato alle haenyeo ““ un gruppo di donne coreane originarie dell’isola di Jeju che porta avanti la secolare tradizione della pesca in apnea. Il disco continua su ritmi più distesi nella sognante “Road Head” e nell’elettronica “Machinist”, primo singolo estratto: un interessante esperimento synth-pop in cui Michelle Zauner si diverte a introdurre nuovi elementi nella sua musica (autotune sulla voce e assolo di sassofono nel finale). Il deus ex machina dei Japanese Breakfast, però, dà il meglio di sè sulle (numerose) ballate: canzoni come la title track “Soft Sounds from Another Planet”, “Jimmy Fallon Big!”, “Boyish” (già presente nell’album “Tropical Jinx” dei Little Big League in una versione completamente diversa), “Till Death” e l’acustica “This House” sono piccole perle ““ intense e commoventi al punto giusto ““ in grado di far fare il vero salto di qualità al lavoro e portare a un livello superiore il già accentuato lato soft e malinconico del progetto. I momenti più movimentati e rock dell’album sono rappresentati dal power pop solare di “12 Steps” e “The Body Is a Blade”, in cui torna forte il tema del dolore legato alla prematura scomparsa della madre.
“Soft Sounds from Another Planet” è un decisivo passo in avanti nella carriera di Michelle Zauner e dei suoi Japanese Breakfast: le dodici tracce di questa seconda prova in studio ““ molto malinconica ma mai deprimente – costituiscono la migliore introduzione al talento cristallino e in costante crescita della giovane cantautrice statunitense.
Photo Credit: Ebru Yildiz