Dopo il battesimo di fuoco con “Pure Heroine”, datato settembre 2013, Ella Yelich-O’Connor in arte Lorde è tornata con il secondo album. La giovane neozelandese aveva ricevuto un’accoglienza di critica pressochè unanime, incoronata come una delle voci più interessanti e game-changer della nostra decade. Il crossover soul, hip-hop ed elettronico, governato da una suadente ed inconfondibile tonalità  vocale, è diventato nel giro di poco tempo un marchio di fabbrica, che sembra destinato a proseguire con sorprendenti, nuovi, contorni.

L’incalzante contrasto tra dolce e graffiante che ha animato Lorde nella sua già  avviata carriera fa breccia anche in “Melodrama”, atto successivo a più di tre anni ricchi di collaborazioni, con un variegato ventaglio di artisti internazionali, da Stromae a Son Lux e Disclosure. Le ispirazioni dichiarate della sua nuova creatura sono David Bowie, Paul Simon, Phil Collins, Joni Mitchell, mentre la composizione attraversa dei precisi indirizzi di contemporaneo, tutti ricongiungili ad una scuola di pensiero, ma sotto diverse vesti.

Le influenze di “Pure Heroine” sono ravvisabili a più riprese, specie in “Sober” e “Sober II (Melodramma)”, caratterizzate da quel pop futuristico, a tratti catartico, portato su livelli versatili e ambiziosi. L’electro-pop di “Green Light” e “Hard Feelings” concentra tutte le caratteristiche di Frank Dukes, vincitore di Grammy Awards e mente dietro diversi altri progetti di successo nel panorama musicale a stelle e strisce. C’è ancora una calda spinta club-oriented, in “Homemade Dynamite”, “Supercut” e “Perfect Places”, mentre in “Le Louvre” il genio creativo di Flume è un perfect match già  ammirato nel remix di “Tennis Court”, brano del precedente album.

E infine c’è anche tempo per delicate ballate, “Liability” e “Writer In The Dark” sono il manifesto delle intenzioni del disco: la società  odierna, la nuova generazione, il tempo dei cambiamenti e delle evoluzioni repentine. Melodramma, che Lorde inscena come la trama di una storia d’amore lunga un party, è un album ricco di ciò che un’artista di questo calibro dovrebbe ricercare. La chiave, risiede nell’estrema capacità  della ventenne neozelandese di possedere già  le doti di una navigata paladina del pop che verrà . Per questo e molto altro, il suo rimarrà  certamente uno degli highlits del 2017.