di Stefano Azzolini

Sono passati esattamente vent’anni dall’album di esordio “Fuel For The Hate Game” (le prime incisioni risalgono comunque al 1995 con vari singoli e split EP)e da allora la band capitanata da Chuck Ragan ha, tra litigi di varia natura e scioglimenti per motivi personali -nel 1998 per futili motivi e nel 2006 per problemi familiari del sopracitato Chuck Ragan, che abbandona la band in tour da un giorno all’altro- comunque pubblicato sei album in studio .
Nel 2008 si riformano, quasi a sorpresa, per una tournee’ che tocca vari continenti, nel 2012, infine, pubblicano “Exister” accolto abbastanza bene dalla critica , anche se molti fan storici della band hanno oramai abbandonato il gruppo a sè stesso.
Dopo cinque anni si susseguono notizie su notizie sull’imminente pubblicazione di un nuovo lavoro, questo “Light It Up” appunto, che finalmente arriva e di cui andiamo a parlare.

Ascoltandolo con attenzione, la prima cosa che salta all’occhio (o forse, per meglio dire, all’orecchio…) e’ la voce del buon Chuck che, se nei primissimi lavori della band era discretamente roca e negli album successivi si era quasi ammorbidita, in questo “Light It Up” torna alle sue tonalita’ originali, roca come non mai. In certe parti sembra di sentire Tim Armstrong dei Rancid (in un contesto non proprio suo).
L’album nel complesso e’ piacevole, non deludera’ sicuramente i fan storici del gruppo e neppure chi vorra’ avvicinarsi alla band con questo nuovo lavoro: sicuramente piacera’ a coloro che che apprezzano band come No Fun At All, Alkaline Trio, H2O e soprattutto i grandissimi Bad Religion.
La formula degli Hot Water Music e’ ormai collaudata: punk rock melodico, coretti sing along accattivanti e qualche accelerazione ben piazzata ad arte.

Come dicevo in precedenza, questo e’ un album che si ascolta in scioltezza, i 12 brani che lo compongono non annoiano, anzi si susseguono fino alla fine con buona continuita’, dando un senso compiuto all’ intero lavoro del gruppo. Certo, non aspettatevi nulla di nuovo, lo abbiamo detto e lo ripetiamo.
Su tutti i brani presenti non posso non citare la title track , probabilmente il brano piu’ veloce e piu’ breve dell’ intero album (1:28) , ed il trittico “Buy Your Idols”, “Vultures” e “Overload”che si trovano nella parte finale del full-lengh (se fosse un vinile direi senza ombra di dubbio che il lato B e’ superiore al lato A).

In conclusione un buon ritorno sulle scene.