I veterani dell’indie pop svedese Shout Out Louds tornano con il loro quinto album “Ease My Mind” e colpiscono nel segno non solo con la forza della semplicità  e dei ritornelli azzeccati, ma anche con una certa sobrietà  che tutto sommato non guasta. Il loro è sempre un indie-pop dal sapore agrodolce, capace di metterci addosso una sottile patina di malinconia (“Jumbo Jet”) tanto quanto strapparci un leggero sorriso e farci muovere il piedino (“No Logic”), su questo non ci piove, ma la chimica e la forma stavolta ci soddisfano anche più di altri episodi.

Un disco da fine estate verrebbe da dire, introspettivo il giusto senza diventare pesante e con quella giusta leggerezza che a tratti è venuta a mancare nelle carriera della band. I synth fanno il loro dovere senza mai affossare completamente le chitarre (che anzi, quando possono dimostrano di essere più vive e zuccherose che mai, come in “Paola”), le voci di Bebban Stenborg e Adam Olenius funzionano alla perfezione sia in solitudine sia in piacevoli duetti, i ritmi sanno farsi quasi alla moviola e delicati (“Ease My Mind”), gli spigoli si fanno decisamente arrotondati e morbidi (“White Suzuki”) ma non si perde mai di vista l’obiettivo pop, che in certi brani come “Porcelain” (con quelle voci che fanno molto ’60) si sublima in modo delizioso.

In conclusione il ‘sunset rock’ (come gli Shout Out Louds definiscono la loro musica) funziona, senza particolari arrangiamenti,   forzature o voglia d’innovazione. Funziona perchè ci sono belle canzoni, belle melodie e qualche piccola variazione sul tema che rende sempre viva la nostra attenzione. Tutto qui. E non è poco.