Liam Gallagher non ci mette solo il nome e la faccia, ma ci mette tutto quello che è stato, che è e che sarà : dopo la fine degli Oasis – a cui dice di pensare ogni giorno – e i due album con i Beady Eye, esce da solista con “As You Were”, un disco completo, bello e destinato a diventare un debutto da solista col botto.

In realtà  c’è poco di nuovo, come sottolineano gli sciocchi detrattori e come ha serenamente ammesso lo stesso LG: perchè sentirsi obbligati a cambiare se significa snaturarsi?
Quindi ecco perchè aprire il disco e la promozione con la prepotente Wall of Glass: primo singolo, prima bomba lanciata.

L’aggressività  e la coerenza si sentono forti e chiare: “Greedy Soul” è tagliente, “You Better Run” irresistibile e “I Get By” trascina pure l’ascoltatore meno convinto. Ma questo è un disco che va dritto al punto anche con sonorità  leggere. Ad esempio “Paper Crown” suona come un malinconico monito ad una parente di Sally ormai abbastanza cresciuta, con un intreccio di voci tutt’altro che banale, e “I Never Wanna Be Like You” come l’ennesima dichiarazione di intenti.

Il lirismo tipico di LG si esalta in brani come “When I’m in Need”, “Chinatown”, “All My People/All Mankind” e “Bold”, una ballata schietta e vagamente ipnotica che è tra i migliori brani del disco.

Liam Gallagher è riuscito a creare anche un nuovo inno con “For What It’s Wort”h, in cui introduce le scuse nel suo vocabolario pubblico e si emancipa definitivamente come cantautore: ora è cresciuto ed è libero dalla difficile convivenza artistica con il fratello Noel. Non rinuncia alle sue sparate e ai suoi slogan provocatori, ma lascia ancora una volta che siano i fatti a parlare per lui, e “As You Were” si distingue dalla scena contemporanea non solo per la voce inconfondibile ma anche per l’impianto chitarristico su cui si basa, contro la tendenza elettronica del momento.

Ne sono la prova la bellissima “I’ve All I Need” ma anche “Come Back to Me” e “Univesal Gleam”, esempi di scelte coerenti. La produzione è eccellente e sfrutta il timbro di Liam Gallagher al meglio anche per un brano, se vogliamo, psichedelico come “Doesn’t Have To Be That Way” che per quattro minuti mette a sedere i Tame Impala.

Con “As You Were”, Liam Gallagher ritorna al centro di una scena che gli appartiene e che per troppo tempo è stata occupata abusivamente da altri: il tutto con un sound maturo e un’attitudine che spazza via la concorrenza.