Assente dal recente album dei New Pornographers, “Whiteout Conditions”, uscito ad aprile, Dan Bejar si è evidentemente concentrato maggiormente sul nuovo LP del suo progetto, Destroyer, che ha realizzato questo suo undicesimo lavoro sulla lunga distanza proprio nel weekend via Dead Oceans (e Merge Records negli Stati Uniti).
Interamente registrato al Balloon Factory di Vancouver, lo studio di proprietà del collettivo canadese, “Ken” è stato prodotto da Josh Wells, batterista dei Black Mountain.
Eccolo qui il nuovo album dei Destroyer (ormai possiamo considerarla una band e non più solo l’idea di Bejar, che ne rimane comunque la mente suprema) e, come ogni volta, la barba più famosa del Canada riesce ad aggiungere nuovi elementi al suo sound, rendendoci ancora una volta molto curiosi di ascoltare quali novità ci avrà portato.
Il nuovo disco “ruba” il titolo originale alla mitica “The Wild Ones” dei Suede ““ senza pur avere nulla o quasi in comune con la storica band capitanata da Brett Anderson ““ e ci porta verso territori molto “’80s con un forte utilizzo dei synth e di atmosfere prog: nulla, però, risulta snaturato, anzi “Ken” suona moderno e segna senza dubbio una nuova progressione in un cammino che non possiamo sapere in quale altro lido ci porterà in futuro. Ovviamente poi ci pensano i suoi testi brillanti, ma non facili, la sua fantastica voce dal tono spesso spensierato e quella sua vena poetica, che ““ non sappiamo come faccia ““ sembra uscirgli normalmente ogni volta che canta, a completare il pacchetto e a renderlo di valore assai elevato.
Il recente singolo “Tinseltown Swimming In Blood” è uno dei simboli dell’intelligente uso dell’elettronica che Bejar e compagni sanno fare, ben servito dai sempre ottimi vocals del barbuto musicista canadese. “Rome” è assolutamente nostalgica, emozionante e maestosa e anche qui i synth funzionano molto bene, mentre “Saw You At The Hospital”, nonostante la negatività dei suoi testi e la semplicità della strumentazione, è perfettamente capace di trasmettere i suoi sentimenti.
Con la conclusiva “La Regle Du Jeu”, che di francese ha però solo il titolo, i Destroyer ci fanno camminare su territori dancey e sarà interessante vedere se riusciranno a trasformare le sale dei club in veri e propri dancefloor, quando la dovranno proporre dal vivo.
“Ken” è un lavoro di valore assoluto che ancora una volta alza la famosa asticella del livello qualitativo: Bejar ancora una volta ha saputo lasciare il segno.