Guardi la copertina dell’album e hai già inquadrato il nostro eroe, perchè di un vero e proprio eroe della musica britannica stiamo parlando. Lui, seduto su uno scalino, con quelle scarpe impolverate, quel look da uno che ha appena finito di lavorare e ora è seduto, sorride e pensa che quello che doveva fare è stato fatto e la cosa gli infonde serenità . Perchè alla fine Michael Head è questo, un magistrale “lavoratore del pop” e quel look appena citato quindi gli sta benissimo, ma è anche uno di quelli che avrebbe meritato di più, avrebbe dovuto essere incensato, promosso, osannato e invece è li sullo scalino, dopo una vita passata spesso in trincea, ma se la ride, perchè non gli manca nulla e sa di essere in pace con sè stesso: noi invidiamo quel sorriso.
Inutile soffermarsi sul suo passato, se il lettore non lo conosce beh, è il caso di dedicare un po’ di tempo a questo nome, ma noi,in questa sede, ci occuperemo solo del suo nuovo album “Adiós Seà±or Pussycat”, ennesimo tassello riuscito di una carriera da 10 e lode. Chiariamo subito che il disco non lo eleverà certo dal suo consolidato status di personaggio di culto e le masse continueranno ad ignorarlo, però gli appassionati, beh, non credo avranno problemi ad amare queste 13 canzoni, scritte con il consueto gusto melodico e la sincerità che contraddistinge il nostro.
Michael Head non alza la voce e i toni, la sua pacatezza e la sua eleganza negli arrangiamenti (spesso gli archi fanno capolino in modo magico) ci avvolgono, ma non crediate di trovarvi di fronte a un lavoro compassato o noioso, tutt’altro. Capace di variare il tiro e la proposta, tra gentilezze folk (che diventano suggestioni più dreamy e quasi alla Daniel Lanois in un brano magnifico come “Lavender Way”) e aperture più jangly-pop in cui l’acustica la fa sempre da padrona ma l’elettrica non è certo dimenticata (“Overjoyed”) il nostro si muove morbido tra ballate sempre in bilico tra luci e ombre (come la sua vita, del resto) e mid-tempo che richiamano la tradizione (“Queen Of All Saints”) o si bagnano al fiume del migliore guitar-pop (“Workin’Family”). Si arriva al finale della pimpante “Adios Amigos” (con quei cori facili facili e immediati e l’assolo coinvolgente del finale con gli archi in crescendo) in cui il sorriso che ha Michael sulla copertina è anche il nostro ed è li che voleva arrivare: ci hai conquistato ancora una volta e ci sentiamo bene, rinfrancati. La magia si ripete anche questa volta, complimenti Michael.