#10) ST. VINCENT
Masseduction
[Loma Vista]
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Definito come un passaggio a tinte intriganti e provocatorie, con temi personali e impegnativi, “Masseduction” rappresenta per Annie Clark un gradito ritorno dopo anni di già  conclamato establishment nella scena indie/rock. Il prodotto finale è ricco di spunti che rappresentano, senz’altro, il proseguo di un percorso di alto livello, che il 2017 attendeva al varco.

#9) INDIAN WELLS
Where The World Ends
[Friends of Friends]

L’italianissimo Pietro Iannuzzi è probabilmente uno dei nomi più abili, nella scena elettronica contemporanea, a miscelare sapientemente cromature da club e tecnicismi underground a melodie e sfumature più vicine al mondo in superficie. Il suo secondo album è indubbiamente il passaggio definitivo ad uno stile riconoscibile e consolidato, che ha fatto e continuerà  a far parlare del suo talento.

#8) KAITLYN AURELIA SMITH
The Kid
[Western Vinyl]

Tra sintetizzatori modulari, computer music e contaminazioni jazz, il lavoro di Kaitlyn Aurelia Smith non è mai stato qualcosa di banale. “The Kid” è la concettuale rappresentazione dei suoi mondi in continuo movimento, in cui riesce a giocarsi tutte le carte migliori per cristallizzare un sound unico ed accattivante, da cui è difficile separarsi.

#7) LORDE
Melodrama
[Lava/Republic]
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Da scoperta sensazionale a paladina del pop del nuovo millennio, per Lorde il passo è parso così breve da risultare quasi ovvio. L’intensificazione emotiva del nuovo album ci fa addentrare con ancor più minuziosità  nella sua storia, ci disegna passo dopo passo un ritratto dell’artista che è diventata. “Melodrama” è già  diventato il biglietto da visita dei nostri tempi in musica.

#6) COLLEEN
A Flame My Love, A Frequency
[Thrill Jockey]

La francese Cècile Schott ha messo tutta sè stessa in un lavoro che sembra provenire dal futuro, con rimandi a tutto ciò che sta alle origini della sperimentazione. Oltre a suonare fuori dal mondo, la grande essenza del suo dico è la commistione dei diversi spiriti emotivi che Colleen possiede, mettendo in moto un turbine di oscillazioni positive.

#5) LCD SOUNDSYSTEM
American Dream
[Columbia/DFA]
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James Murphy e la sua combriccola avevano spiazzato tutti con i rumors sulla reunion e il conseguente album, che è rimasto atteso per tutta la durata dell’anno.
“American Dream” è sicuramente valso le attese: un album che suona in tutto e per tutto la natura dei veri LCD Sounstystem, dando prova di una qualità  ancora pura e viva.

#4) FOUR TET
New Energy
[Text Records]
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A Four Tet non interessa comunicare le cose con largo anticipo, non appena ha avuto pronto un album lo ha piazzato fuori, dal nulla. Così, in men che non si dica, tutti i discorsi sulla sua assenza dalle scene (per lo meno per quanto riguardi prodotti di cospicua qualità ), sono finiti nel dimenticatoio. Un altra perla colma di tutto ciò che è elettronica moderna.

#3) BONOBO
Migration
[Ninja Tune]

L’artista britannico si conferma un produttore poliedrico, capace di esplorare tra più stili e influenze marchiando sempre un certo, riconoscibile territorio proprio.
“Migration” è una terra di mezzo tra il dolce trasporto downtempo e la superbia di un pop-elettronico mai spigoloso ma sempre in evoluzione.

#2) SAMPHA
Process
[Young Turks]

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Vincitore del Mercury Prize, osannato da pubblico e critica, per Sampha è stato un 2017 da incorniciare, grazie a “Process”. Un disco zeppo delle sue influenze, della sua crescita, del suo trasporto emotivo, di una sincerità  e una tempra realmente impareggiabile.

#1) JAMES HOLDEN & THE ANIMAL SPIRITS
The Animal Spirits
[Border Community]

Stanco della musica da club nel senso più stretto del termine, James Holden è partito in viaggio verso nuovi continenti e ha cominciato a studiare nuovi progetti sonori. Il risultato, realizzato insieme all’ensemble The Animal Spirits, è un’ondata di vibrazioni positive che si spostano nei più disparati territori, costantemente accompagnati da una grande freschezza di suono e di idee.