Siamo nella graziosa Bath, prestigiosa città  termale del Somerset, già  nota come luogo VIP nel 1800, quando era Jane Austen a raccontarcene nei suoi libri: ancora oggi il turismo è ampia fonte di ricchezza per l’economia locale e senza dubbio le vecchie terme romane e la maestosa Abbey valgono un giro.
Noi arriviamo da Bristol, che dista meno un quarto d’ora di treno da Bath, per passare la serata al Moles, dove si esibiranno Dame Jean, Thyla e Inheaven: la band londinese sta presentando il suo omonimo primo LP, uscito lo scorso settembre per PIAS. Le ottime recensioni dei loro live ci hanno incuriosito e ci hanno spinto fino a qui per verificare di persona.
Ad aprire la serata ci sono i Dame Jean, giovane band inglese di cui non si conosce quasi nulla, perchè, a parte uno scarno sito web e una pagina Instagram, non ci sono informazioni su di loro in rete: i ragazzi, infatti, come spiegheranno anche durante il concerto, preferiscono le cose fisiche a quelle “astratte”. La loro concretezza si può sentire anche all’interno della loro musica: il magro frontman e chitarrista Sammy Crocker, infatti, non lesina energia, mentre è sul palco, passando dalle influenze grunge, cattive e potenti, delle prime canzoni del concerto, alle successive sensazioni melodiche garage-rock, che portano il live sui binari del totale divertimento. I Dame Jean non cambieranno le sorti della musica, ma sono piacevoli e pieni di adrenalina per un buon inizio di serata.
E’ poi il turno dei Thyla, compagni di viaggio di questo tour degli Inheaven; il gruppo di Brighton, capitanato dalla bionda Millie Duthie, dietro la sua identità  shoegaze, non nasconde la sua anima pop, ben supportata dalla bella voce della frontwoman, probabilmente l’arma in più di questi ragazzi. Nella mezz’ora a loro disposizione i quattro inglesi dimostrano di essere capaci sia di esplodere che di emozionare all’interno delle loro canzoni, ma lanciando sempre un’occhiata alle melodie.
Sono passate da poco le nove e mezza, quando salgono sul palco del Moles, situato nel basement, gli headliner: la pur piccola stanza si è riempita parecchio e si puo’ percepire l’interesse verso la band di James Taylor.
Mentre il frontman invita i fan ad avvicinarsi al palco, si parte con “Bitter Town”, dalle qualità  lo-fi, ma assolutamente efficace, mentre il possente drumming di Joe Lazarus aiuta ad aggiungere un maggiore tocco di epicità  alla canzone.
Di seguito “Stupid Thing” si muove su deliziosi territori shoegaze: le due voci di Taylor e della bionda bassista Chloe Little si alternano perfettamente e il ritornello, che ci ricorda tanto i primissimi Pains Of Being Pure At Heart, non fa altro che emozionare i presenti, aiutato dalla dolcezza delle melodie.
E’ proprio il basso di Chloe a recitare la parte del leone in “Vultures”: l’energia e la cattiveria che sprigiona, ben sorrette dalle due voci, danno una nuova possibilità  al pubblico inglese per divertirsi e per incanalare la serata nel verso giusto.
La romantica “Do You Dream”, sognante e morbida, riesce a far oscillare la folla di Bath e sembra voler dare il via a una parte di concerto più calma: a dimostrazione di ciò ci sono anche la sincera “Real Love”, dalle influenze shoegaze, e il nuovissimo singolo appena pubblicato “Sweet Dreams Baby”, dreamy e pieno di sentimenti.
Nella chiusura, però, è ancora una volta l’anima cattiva e più intensa a prendere il sopravvento con canzoni come “Treats”, dall’intenso sapore grunge, che, con le sue determinate chitarre, regala alla folla momenti di totale delirio.
Ovviamente il live-show non si poteva che chiudere con quello che è ormai diventato una specie di inno, “Regeneration”: sentirlo finalmente live ci mette la pelle d’oca, come anche a tutti i presenti, che cantano esaltati insieme alla band. E’ un vero privilegio poter godere di tutta l’epicità  di questo brano a pochi metri di distanza da chi la sta cantando.
Sono passati appena cinquanta minuti, i brani sono terminati, Taylor e compagni salutano, accolti da un lungo applauso, mentre noi torniamo con tutta la calma del mondo verso la stazione ferroviaria, in attesa che il nostro treno ci riporti a Bristol, consapevoli che la prossima volta che vedremo gli Inheaven non sarà  in una venue di queste piccole dimensioni: se i ragazzi londinesi saranno capaci di mantenere alta la qualità  dei loro brani, sicuramente li aspetta un futuro ricco di soddisfazioni.