Qualcuno ricorda ancora i Marmozets? Quasi quattro anni fa il loro album di debutto, “The Weird and Wonderful Marmozets”, aveva fatto fischiare le orecchie a molti amanti dell’alternative rock britannico più adrenalinico. Il successo sembrava assicurato: chitarre al fulmicotone, ritmiche indiavolate ma anche tanta, tanta melodia, con l’incredibile voce di Becca Macintyre come ciliegina sulla torta. I cinque giovani del West Yorkshire, protagonisti di live incendiari in tutta Europa, erano pronti a fare il grande salto nel mainstream grazie a una ricetta vincente a base di tortuosi passaggi math rock, ritornelli pop-punk a presa rapida e un pizzico di post-hardcore tanto per rendere il tutto più dinamico. A frenare la cavalcata trionfale dei Marmozets, purtroppo, ci ha pensato la sfortuna: una brutta serie di infortuni occorsi alla cantante ha rischiato di interrompere precocemente la carriera della band, il cui futuro è rimasto nel limbo per lungo tempo.
Probabilmente sarà stato proprio il periodo di forzata inattività a pesare sul risultato finale di questo secondo lavoro, intitolato “Knowing What You Know Now”. Per l’atteso ritorno in pista i Marmozets hanno deciso di fare le cose in grande, affidando al produttore Gil Norton (in passato con Foo Fighters, Pixies, Counting Crows e Feeder) il compito di aiutarli a ritrovare le motivazioni necessarie per tirare fuori dal cilindro una quarantina di minuti di nuova musica ad alto tasso di energia. La spontaneità degli esordi è però ormai solo un pallido ricordo; l’impressione generale è che il quintetto si limiti a fare il proverbiale compitino, collezionando una serie di brani dall’enorme potenziale radiofonico (“Play”, “Habits” e “New Religion” su tutti) per poi coprire i buchi con una manciata di riempitivi che non lasciano il segno. Poche idee ma confezionate benissimo, con la mano esperta di Norton a smussare il lato più ruvido (e interessante) del quintetto.
Quando tentano la via del pop-punk ultra melodico in “Lost In Translation”, “Start Again” e “Run With The Rhythm”, i Marmozets ricordano una versione leggermente meno dozzinale dei vecchi Paramore. In “Like A Battery” provano a fare il verso ai Royal Blood con esiti incerti; le cose vanno un po’ meglio quando si lanciano all’inseguimento dell’electro-rock dei Pendulum in “Major System Error”. Lo spazio per sfuriate post-hardcore senza troppi fronzoli si riduce alle sole “Meant To Be” e “Suffocation”, che ci regalano un briciolo della freschezza del primo album. Di certo non è abbastanza per salvare un disco che, pur essendo perfetto nella forma, rappresenta un piccolo passo indietro per Becca Macintyre e compagni.