“Ognuno di noi è una luna e ha un lato oscuro che non mostra mai a nessuno”, diceva Mark Twain. Non sembrano essere dello stesso parere i Lorø che, arrivati al secondo album dopo l’omonimo debutto di tre anni fa, preferiscono lasciare ampio spazio all’aggressività del “gemello nascosto” per fare il salto di qualità e diventare una delle realtà più promettenti del panorama math italiano. Se il precedente lavoro rappresentava un timido ma interessante esperimento strumentale intriso di psichedelia, progressive ed elettronica, “Hidden Twin” trova il suo punto di forza in una spontaneità che regala maggior respiro alla musica del talentuoso trio della provincia di Padova.
Sono gli impulsi a guidare i Lorø in questa coraggiosa avventura sonora, nella quale la già presente matrice metal prende il sopravvento e rende il tutto più cupo, minaccioso e opprimente. Un tour de force diretto dalla chitarra granitica di Riccardo Zulato (qui all’esordio come cantante) e dagli interventi “sintetici” di Mattia Bonafini, con la batteria di Alessandro Bonini a scandire i tempi di quella che, alle orecchie di ascoltatori poco avvezzi a tanta pesantezza, potrebbe far pensare a una vera e propria discesa agli inferi. In realtà “Hidden Twin” è ben più di un semplice agglomerato di furia cieca e istinti assassini: a dare profondità e dinamismo ai sette brani in scaletta è proprio l’elegante trama math che percorre tutto l’album. è questa a fare da collante tra il noise alla Lightning Bolt di “Low Raw” e il black metal di “Inerxia, Drive Me As Only You Can Do”, passando per le derive post-hardcore di “Deaf’s Hymn” e l’eccellente mix tra neofolk, industrial e sludge alla base della title track, una piccola suite che conferma per l’ennesima volta l’incredibile versatilità dei Lorø.