E’ bastata la succosa notizia, di una nuova canzone pubblicata da Michael Stipe, per farci tornare la “febbre” dei R.E.M.
In occasione del venticinquennale della pubblicazione di “Automatic for the People”, scelsi già  per questa rubrica di dedicare spazio alla band di Athens, limitandomi a mettere in fila (impresa titanica!) quelle che considero le loro 10 migliori canzoni del periodo. Adottai come criterio ““ piuttosto discutibile, ancorchè “democratico” ““ quello di inserire due brani per ogni disco pubblicato nei ’90.
In quel periodo i R.E.M. se la giocavano con gli irlandesi U2 per il titolo di miglior gruppo del mondo e, al di là  dell’iperbole, in effetti Michael Stipe e soci avevano raggiunto livelli di popolarità  e di successo clamorosi sulla spinta di album divenuti classici di ogni tempo come “Out Of Time” e il già  citato “Automatic”…”.
Tuttavia moltissimi fans sono affezionati alla prima fase della loro carriera, iniziata agli albori degli ’80, quando partirono dall’underground sapendosi imporre di album in album, e divenendo sorta di “guide spirituali” per molti gruppi arrivati subito dopo. Dimostrarono di sapersi dimenare alla grande nel mainstream senza smarrire alcunchè delle loro peculiarità , pubblicando dischi di grandissima qualità .
Doveroso recuperare alcune di quelle magnifiche perle, ben sapendo che anche stavolta mai classifica potrebbe essere più mutevole, visto appunto la bontà  dei tanti brani in questione.
Ecco per voi la mia Top Ten dei migliori brani anni ’80 dei R.E.M.

BONUS TRACK ““ CARNIVAL OF SORTS

1982, da “Chronic Town”

Inserita nell’Ep “Chronic Town”, di fatto l’esordio del gruppo se escludiamo una primissima registrazione di “Radio Free Europe”, è una canzone nervosa, ipnotica, dai tipici suoni new wave cari al gruppo in questa primissima fase.
La voce di Michael Stipe è ovviamente ancora acerba ma già  espressiva e in grado di comunicare con “urgenza creativa”.

BONUS TRACK # 2 ““ STAND

1988, da “Green”

Fortunato singolo tratto da “Green”, primo disco pubblicato dopo la firma per la major Warner Bros., ha le caratteristiche della canzone pop perfetta, con la sua melodia incalzante e il ritornello super orecchiabile. Spesso proposta in vari dj set di musica indie, non ha perso a distanza di ben 30 anni, nulla del suo smalto e della sua freschezza. All’epoca fece sorridere il modo in cui Stipe concludeva il pezzo, aprendo la sillaba finale della parola “Stand” e scandendola bene, lui che agli inizi era poco comprensibile nei testi.

10 ““ DRIVER 8

1985, da “Fables of the Reconstruction”

Inclusa nell’album “Fables of the Reconstruction” che vide la luce nel periodo forse più critico della carriera dei R.E.M., è molto evocativa, pur se criptica, nel tratteggiare il percorso di una locomotiva, lasciando il guidatore in balia dei suoi pensieri.

9 ““ I BELIEVE

1986, da “Lifes Rich Pageant”

Sorta di stream of consciousness di Michael Stipe che in questo ficcante brano wave-country se ne esce con una delle migliori melodie mai realizzate prima. Puntuali i controcanti del bassista Mike Mills nell’arioso ritornello. L’album “Lifes Rich Pageant” in cui è inserita, fu un primo tentativo di aprirsi a un pubblico più generalista: i suoni affidati a Don Gehman si fanno più puliti, pur non perdendo il tratto caratteristico degli album precedenti.

8 ““ SO. CENTRAL RAIN (I’M SORRY)

1984, da “Reckoning”

Primo singolo estratto dal secondo album “Reckoning”, mostra già  un’evoluzione stilistica, seppur lieve, rispetto agli episodi del precedente album “Murmur” che segnalò il gruppo tra i migliori emergenti d’America.
La melodia è lineare nella sua mestizia e fa da preludio a un accorato ritornello in cui Stipe modula con passione un semplice ma sincero e significativo “I’m Sorry”.

7 ““ IT’S THE END OF THE WORLD AS WE KNOW IT (AND I FEEL FINE)

1987, da “Document”

Canzone atipica nel catalogo dei Nostri, pop che flirta con il rap si potrebbe pensare visto il frenetico cantato di Michael Stipe che a fatica sembra contenere le tante immagini che fanno riferimento a uno scenario apocalittico. Introdotta dall’inconfondibile rullata di tamburi del poliedrico batterista Bill Berry diventerà  uno dei cavalli di battaglia nei concerti dell’epoca, adattissima a chiudere le scalette in modo trionfale.

6 ““ WORLD LEADER PRETEND

1988, da “Green”

E’ un brano apertamente politico, incluso in un album come “Green” che sin dal titolo richiama scelte ambientalistiche da parte dei componenti della band. Ma è in particolare un’invettiva contro il governo Reagan, come si evince da diversi riferimenti del testo. Era importante per i R.E.M. esporsi in modo chiaro e netto, tanto che il testo di questa splendida canzone fu il primo trascritto nel libretto del disco.

5 ““ MAPS AND LEGENDS

1985, da “Fables of the Reconstruction”

Dai toni cupi ma estremamente affascinante, un po’ come tutto l’album che lo contiene, il già  citato “Fables”…”, da sempre è tra le più amate dai fans del gruppo e specie dal vivo acquistava vigore e intensità , come si evince da questa stupenda esibizione in terra tedesca. Era da tanto tempo che non veniva proposta in concerto e l’entusiasmo e il coinvolgimento del pubblico è tangibile.

4 ““ PERFECT CIRCLE

1983, da “Murmur”

Inserita nel primo album “Murmur”, è una canzone dalla melodia circolare e in grado di catalizzare sin dal primo ascolto l’attenzione. I suoni acustici, l’atmosfera bucolica, la profondità  dei versi, l’oscuro cantato di Stipe “alla Jim Morrison“, ispirazione che specie in questo epocale esordio fa capolino soprattutto nell’atteggiamento del leader,   introspettivo e sciamanico: tutto concorre alla perfezione di questo suggestivo brano.

3 ““ THE ONE I LOVE

1987, da “Document”

Primo singolo di “Document”, fu quello che iniziò a sparigliare la carte in tavola, facendo entrare per la prima volta i R.E.M. nella top 10 della classifica di Billboard e ad ottenere un grande riscontro di pubblico anche dall’altra parte dell’Oceano.
La forma ballata ha aiutato questo exploit, così come il ritornello assolutamente efficace con il suo “Fire!” urlato in faccia. Definita a posteriori una “anti-canzone d’amore” (per il suo testo cinico, in cui la figura amata viene definita sostanzialmente “inutile”), ha tuttavia sempre sortito l’effetto contrario, se si pensa che ai concerti fa stringere e abbracciare ogni coppia!

2 ““ TALK ABOUT THE PASSION

1983, da “Murmur”

Altissima in questa graduatoria va a posizionarsi una canzone quasi folk, con la chitarra acustica di Peter Buck in primo piano e una melodia che più cristallina non si può. Michael Stipe veicola emozioni forti, trasudando passione in un verso come “Not everyone can carry the weight of the world”: “Non tutti possono portare il peso del Mondo”.

1 ““ FALL ON ME

1986, da “Lifes Rich Pageant”

Il primo posto però se lo aggiudica questo splendido brano, il cui testo mette in luce la vicinanza del gruppo verso un tema sentito all’epoca come quello delle piogge acide ma più in generale dell’inquinamento globale. Che i quattro avessero a cuore la faccenda lo si evince da come interpretano la canzone, estraendo una melodia incredibile nella sua intensa tristezza. L’arpeggio iniziale di chitarra è sublime, le voci di Stipe e Mills si intrecciano a meraviglia e ciò che ne scaturisce è autentica magia.

Andrea Sartorati / CC BY