Ho scoperto che i Guided By Voices non sono molto conosciuti in Italia, il che è un peccato, perchè c’è davvero ci sarebbe tanto da imparare da loro e il fatto che molti non abbiano mai ascoltato quel masterpiece di “Alien Lanes”, beh, la dice lunga sulla nostra cultura musicale, ma vabbè, andiamo oltre. Oggi parlerò del loro nuovo album, un bel gioiellino, ovvero “Space Gun”.
Parlando per i novizi, chi sono i Guided By Voices? Sono una band americana di alt-rock, paladina di un certo stile lo-fi impregnato di power-rock tanto quanto di garage e indie, nata nel lontano ’83 e nel 2004 decidono di prendersi una pausa fino al 2012, anno in cui ricominciano a sfornare album, al momento arrivati circa al numero di 26. Parlando di “Space Gun” la cosa che mi preoccupava di più era la voce di Robert Pollard (il creatore dei Guided e di innumerevoli progetti musicali) perchè in una delle sue band, gli ESP OHIO, in tutto l’album era quasi sempre stonato e piuttosto scazzato a livello vocale, ma qui il problema non sussiste, certo ci sono delle sbavature ha livello vocale, ma non certo così marcate e disturbanti come in “Starting Point Of The Royal Cyclopean”.
I pezzi di questo album sono davvero belli, alcuni durano pochi secondi, come “King Flute” che ricorda i vecchi pezzi della band ma con un accompagnamento di violino davvero calzante, altri pezzi cercano invece di sperimentare, certo non come i Circus Devils (altra band di Pollard), però la voglia di aggiungere nuovi spunti non manca, ad esempio “Sport Component National”, che cerca di cambiare continuamente il tempo del brano, di rallentarlo oppure velocizzarlo, passando di palo in frasca nella struttura dello stesso pezzo: davvero figo.
In conclusione, se non avete mai ascoltato i Guided questo album fa per voi: racchiude quello che di meglio hanno da offrire, una formula inossidabile che si proietta verso il futuro e che continua ad evolversi nel tempo; dopo il primo ascolto comincerete già fischiettare l’album, garantito.
(Ps: se avete l’occasione, ascoltatevi anche i progetti paralleli di Robert Pollard, ne vale la pena).