Il terzo album di Jonathan Wilson, “Rare Birds”, uscito il mese scorso via Bella Union, ha visto il musicista originario della North Carolina, deviare dalle sue origini folk verso qualcosa di più rock, pur non perdendo la sua vena psichedelica: ricca di dettagli e particolari come mai in passato, questa nuova fatica lo ha portato a esplorare territori per lui nuovi.

Come è noto ai più Wilson ha lavorato anche sul quinto album solista di Roger Waters, “Is This The Life We Really Want”, uscito lo scorso anno, e ora è proprio in tour con lo storico bassista dei Pink Floyd: in una pausa tra un concerto e l’altro, il musicista di stanza a Los Angeles ha trovato anche il tempo per due suoi live per presentare il nuovo materiale, ieri sera al Quirinetta di Roma e oggi al Bronson di Ravenna.

Il locale situato a Madonna Dell’Albero, nella prima periferia della città  romagnola, anche stasera è piuttosto pieno e la risposta del pubblico è decisamente calorosa. Come già  nel concerto laziale di ieri sera, anche oggi Jonathan suonerà  accompagnato da un un quartetto di archi che andranno ad arricchire il suo suono e che dovrebbero quindi creare un’atmosfera speciale per questi eventi: ovviamente siamo molto curiosi di ascoltare il risultato.

Dopo l’esibizione dell’ex frontman dei Green Like July, Andrea Poggio, pochi minuti prima delle dieci e tre quarti sale sul palco del Bronson Jonathan Wilson: il musicista statunitense si presenta inizialmente da solo ““ e sarà  così per i primi cinque brani del set ““ armato della sua chitarra acustica.

Chi si aspettava di ascoltare i nuovi pezzi nella versione più psych-rock del disco, piena di nuovi aggettivi, deve quindi mettersi il cuore in pace. Anche in questa proposta acustica, però, brani come “Over The Midnight” e la title-track del nuovo disco, “Rare Birds”, seppur spoglie, riescono a funzionare nel loro minimalismo: la voce tranquilla e passionale di Wilson è sicuramente uno degli elementi più importanti, di quelli che riescono a convincerci sulla bontà  del prodotto offerto questa sera.

Quando arrivano i quattro archi l’atmosfera cambia di nuovo e le emozioni aumentano ancora: i suoni regalano sensazioni incredibili che toccano la pelle ed entrano immediatamente nel cuore. Forse sono le due vecchissime “Your Ears Are Burning” e “Road 92”, estratte da “Frankie Ray”, il suo primo lavoro non ufficiale, datato 2007, le vere perle della serata e quelle che meglio calzano in questa versione, ma anche una “All The Way Down”, eseguita al piano, risulta essere molto calda e romantica. E sì, perchè il nostro caro Jonathan si sposta al piano, dove esegue solo tre brani, ma di quelli che lasciano il segno dentro al cuore (“Sunset Blvd”, “Me” e appunto “All The Way Down”).

Anche quando ritorna, però, alla sua amata chitarra, Wilson di emozioni ne sa dare perchè il romanticismo di un brano suggestivo come “Rolling Universe” non passa certo inosservato, come nemmeno la malinconia di “49 Hairflips”, eseguita al piano durante gli encore, che, nonostante sia stata scritta in un momento difficile della sua vita, sa perfettamente come descrivere i sentimenti più nobili.

Oltre un’ora e mezza di musica: il pubblico ravennate rende il giusto tributo a Wilson con un caloroso applauso, quasi un modo per volerlo ringraziare di questa notte, diversa sì dal suo recente disco, ma speciale e poetica in ogni suo attimo.