Si chiama “Touchè” il primo album dell’artista romana emergente Mèsa, uscito lo scorso 2 marzo. L’album contiene undici canzoni che suonano il ritmo e scandiscono i tempi di quello che sembra, ed effettivamente è, un incontro di scherma.
Infatti il titolo indica, nel gergo della scherma, l’esser toccata dopo una stoccata dell’avversario. Ma nelle canzoni, quando manca l’avversario è l’artista stessa ad osservarsi, a prendersi dei minuti, studiare le mosse, e notare, quasi come fosse estranea a se stessa, i problemi, gli intoppi, che la vita ci mette davanti.
Un incontro di scherma che vive momenti di studio dell’avversario, di fiato corto, pause e stoccate, tutto per poter finalmente gridare “Touchè !”. Un grido liberatorio, che finalmente porta l’artista a toccare e allo stesso abbandonare, amori falliti, ansie, e aspettative mancate, per poter vedere oltre e chiudere l’incontro è passare, magari, ad un altro avversario.
Ma c’è da dire che quando Mèsa, sposta lo sguardo dall’avversario per puntarlo su stessa, quando abbandona la spada e volta le spalle al suo avversario da il meglio sè, i ritmi sono accesi ed intensi e quasi si riesce a percepire tra le parole odor di aria fresca.
Che altro dire, Mèsa è ha tirato fuori un album fresco, giovane, dove i ritmi si alzano e si abbassano, si riflette e si balla, si stocca e si para, tutto su una base musicale quasi sempre perfetta, dove la voce limpida dell’artista ti permette di volare e planare su testi ben equilibrati.
L’unica pecca è che manca all’artista un po’ di quella romanità che ci si potrebbe e dovrebbe aspettare dalle sue radici.