Provenienti dalla provincia di Napoli, i Lamansarda nascono nell’estate del 2013 proprio in una mansarda, dove i fratelli Antonio e Lorenza Acconcio, insieme a Fabrizio D’Andrea e Alessandro Bocchetti iniziano a dare forma alla loro musica.
Dopo la firma con I Make Records pochi mesi fa, da qualche settimana è arrivato questo loro primo album, “Foreign Bodies”, prodotto da Francesco Tedesco.
Nonostante la giovane età del gruppo campano, il loro disco, sin da un primo ascolto, risulta piuttosto maturo: le origini sono sicuramente da ricercare nel folk-rock americano, seppur molto distante dalla loro terra. Più di una volta ci si puo’ sentire qualcosa dei Fleet Foxes, sia per l’intensità emotiva e per il trasporto che si possono trovare nella loro musica, sia per le bella armonie vocali che questi quattro ragazzi napoletani sanno costruire (la leggerezza di “The Crime Scene”, per esempio, sembra volerci far volare verso piani superiori).
Già però dall’iniziale e bellissima “Cuckoo”, però, ci accorgiamo che la band napoletana ha qualcosa che va oltre alle barriere del folk e ci lasciamo trasportare da quelle influenze sperimentali dal sapore jazz che, in qualche momento, ci fanno ricordare il nostro amatissimo Ryley Walker, talentuoso chitarrista con grande passione per la scoperta di nuovi territori, o, se vogliamo forse esagerare un po’, anche l’immenso Jeff Buckley, proprio per la raffinatezza proposta da questo prodotto.
“Desirèe”, infine, ci fa conoscere il lato più dolce e sensibile dei Lamansarda, prima di lasciare spazio a un’inaspettata parte conclusiva piuttosto strana con una robotica voce femminile.
Alla fine dei conti “Foreign Bodies” è un disco piacevole, gentile, interessante e che sa portarci lontano: una gradita produzione dal respiro internazionale.